Mercato del lavoro in Italia: per Legacoop e Prometeia «qualcosa si muove»

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Cresce il numero di occupati in Italia ma allo stesso tempo si assiste a un aumento mai registrato prima delle dimissioni dal lavoro. È quanto affiora dal report “Assunzioni e cessazioni: qualcosa si muove nel mercato del lavoro italiano” realizzato da Area Studi Legacoop e Prometeia, nell’ambito del progetto di ricerca Monitor Fase 3, analizzando l’andamento dei dati dal 2019 al 2021. Secondo quanto riportato nello studio, la crisi pandemica ha generato una serie di fenomeni che hanno segnato il mercato del lavoro. Accanto al crollo del numero dei lavoratori indipendenti, tra i dipendenti si è osservato un aumento delle dimissioni cui non sembra corrispondere un passaggio ad altra occupazione quanto piuttosto un allontanamento permanente dal mercato del lavoro, al punto che è nato il dibattito sulla “great resignation”.

La crisi pandemica, poi diventata economica, ha provocato un significativo crollo dei nuovi rapporti di lavoro (assunzioni) nel periodo compreso tra aprile 2020 e marzo 2021 e parallelamente i blocchi dei licenziamenti imposti da marzo 2020 hanno determinato un rilevante calo delle cessazioni dei rapporti di lavoro. Complessivamente tra il 2019 e il 2020 le assunzioni sono calate da 7.5 milioni a 5.7 milioni (-1.8 milioni), equivalenti a una riduzione del 23.7%; le cessazioni si sono ridotte da 7.1 milioni a 5.8 milioni (-1.3 milioni), con una caduta del 19.4%.

Le rilevazioni dell’Inps indicano una netta inversione del trend nel 2021. Nel periodo tra marzo e settembre del 2021 le assunzioni sono aumentate considerevolmente rispetto al periodo corrispondente del 2020 e si trovano allo stesso livello del periodo corrispondente del 2019. Anche le cessazioni sono aumentate rispetto al 2020, ma sono ancora inferiori rispetto al 2019; le dimissioni, invece, hanno superato il livello del 2019.

Tra le assunzioni, quelle a tempo indeterminato e quelle a termine sono le due categorie con il maggior peso, rispettivamente il 20% e il 44% in media annua sul periodo 2014-2021. Tra le cessazioni, più della metà sono rappresentate dalle risoluzioni per fine contratto, di cui le voci più interessanti sono i licenziamenti di natura economica e le dimissioni. La quota media di licenziamenti economici è stata intorno al 16.5% negli anni 2014-2016 e al 10.5% negli anni 2017-2019. A causa del blocco dei licenziamenti, il loro peso si è ridotto al 6.7% nel 2020 e al 5.5% nei primi 6 mesi del 2021. Per le dimissioni, invece, si osserva un incremento del peso relativo nei primi 9 mesi del 2021 (29.8%), rispetto a una media di circa il 24% nei due anni precedenti.

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