![Photo by <a href="https://unsplash.com/@ahsanization?utm_source=unsplash&utm_medium=referral&utm_content=creditCopyText">Ahsanization ッ</a> on <a href="https://unsplash.com/s/photos/worker?utm_source=unsplash&utm_medium=referral&utm_content=creditCopyText">Unsplash</a> Lavoro](/sites/default/files/styles/immagine_principale/public/upload/2021/07/ahsanization-wpvEMgFV4w0-unsplash.jpg?itok=StdcJWu1)
I lavoratori stranieri in Italia sono quelli che, più degli altri, hanno pagato la crisi occupazionale causata dalla pandemia di covid-19. È una delle evidenze dell'XI Rapporto "Gli stranieri nel mercato del lavoro in Italia" pubblicato dal ministero del Lavoro e delle Politiche sociali, che delinea un quadro dettagliato della partecipazione dei migranti al lavoro e al welfare nel nostro Paese. Secondo il rapporto il 35% degli occupati spariti nel 2020 (160 mila su 450 mila) sono stranieri. Gli occupati italiani sono calati dell'1,4%, gli extra Ue del 6%, i comunitari del 7,1%. Parallelamente, gli inattivi italiani sono aumentati del 3,1%, gli extra Ue del 15,1%, i comunitari del 18,7%. Le donne straniere sono sempre più penalizzate (-10% di occupate extraUe nel 2020, contro il -3,4% di occupati extra Ue e -1,6% di occupate italiane) e notevoli differenze si registrano anche tra settori e comunità diverse. Il rapporto mostra che, a parità di altre condizioni, gli stranieri hanno più probabilità degli italiani di perdere il posto. Il rischio è massimo per le giovani donne straniere, con basso livello di istruzione, occupate in professioni low skill e residenti nel meridione.