Il 23 luglio sono stati presentati al Royal Continental Hotel di Napoli il trentatreesimo Rapporto Ice su “L’Italia nell'economia internazionale” e l’“Annuario sul Commercio estero e attività internazionali delle imprese frutto della collaborazione”. Il Rapporto Ice è il principale strumento di informazione e analisi sul posizionamento competitivo del sistema produttivo italiano nel contesto dell'economia globale, mentre l’Annuario, frutto della collaborazione tra l'Istituto nazionale di statistica e l'Agenzia ICE, mette a disposizione degli operatori economici un’ampia base informativa sugli scambi di merci e servizi e sugli investimenti diretti esteri dell'Italia.
Nel 2018, il commercio mondiale di beni è cresciuto del 2,8% in termini di volumi e del 9,8% in valore rispetto al 2017. In tale contesto, è cresciuto il valore del Made in Italy sia per le esportazioni (+3,1%) che per le importazioni (+5,6%). Di conseguenza, è diminuito l’avanzo commerciale (-8,7 miliardi di euro rispetto al 2017) che ammonta a 38,9 miliardi di euro.
La quota dell’Italia sulle esportazioni mondiali è diminuita leggermente (da 2,92% a 2,85%), specialmente in alcune aree (Africa Settentrionale, Medio Oriente e Unione Europea) mentre è cresciuta in Asia Centrale e nei Paesi europei non UE. I principali mercati di esportazione per il Made in Italy sono Germania (con una quota del 12,6%), Francia (10,5%), Stati Uniti (9,2%), Spagna (5,2%) e Regno Unito (5,1%). Per quanto concerne le categorie merceologiche, la maggior quota delle esportazioni è detenuta dai materiali da costruzione (25,82%); seguono cuoio (14,77%), pietre tagliate e lavorate (14,11%), prodotti da forno (12,08%) e articoli in pelle, escluso abbigliamento (11,07%).
La maggior parte degli esportatori italiani (88,5%) si concentra nel Centro-Nord: la Lombardia è la regione italiana che esporta di più, cui seguono Veneto, Emilia-Romagna e Piemonte. La quota della Sardegna sulle esportazioni italiane è dell’1,2% nel 2018. Le regioni del Centro-Nord registrano inoltre il maggior numero di operatori orientati all'export. A livello nazionale, si conferma quindi il divario tra Nord e Sud Italia.