31 marzo: Obbligo di fatturazione elettronica, ecco cosa cambia

documenti che si digitalizzano

Dal 31 marzo tutti i fornitori della PA dovranno inviare le fatture in formato digitale e attraverso un percorso rigidamente stabilito che passa da un Sistema di interscambio: ecco chi è coinvolto e cosa deve fare per farsi pagare da ministeri ed enti locali

L’obbligo scatta dal 31 marzo. Saranno tenuti a emettere fattura in formato elettronico tutti i soggetti che svolgono operazioni verso la Pubblica amministrazione. Se la norma, prevista della lontanissima Finanziaria del 2008, è già in vigore dallo scorso 6 giugno verso ministeri, agenzie fiscali ed enti nazionali di previdenza, fra poco si estenderà dunque a tutte le altre pubbliche amministrazioni, quelle rimaste fuori dal primo giro e quelle locali. Le fatture emesse o trasmesse in forma cartacea, insomma, vanno in pensione. Anche perché non saranno ritenute valide e quindi non saranno pagate, neanche parzialmente, fino all’invio del documento in forma elettronica. FatturaPA è il portale di riferimento.

I soggetti interessati
Si tratta anzitutto degli operatori economici, insomma dei fornitori di beni e servizi alle Pubbliche amministrazioni anche se presentano nota o parcella. In un primo momento era sembrato che gli ordini professionali, dunque per questo settore i dottori commercialisti, fossero esclusi dal provvedimento. Una nota del ministero dell’Economia dello scorso febbraio ha chiarito i dubbi e incluso anche i professionisti fra i soggetti obbligati. Poi delle medesime Pubbliche amministrazioni, se sono a loro volta fornitrici di altre PA, e agli intermediari. I fornitori esteri sono al momento esclusi.

Che cos’è la fattura elettronica?
La normativa tecnica indicata nel decreto ministeriale n. 55 del 2013 intende la fattura elettronica come un file Xml (ribattezzatofile FatturaPA) senza macroistruzioni o codici eseguibili tali da modificarne i contenuti contenente tutte queste informazioni. Può essere una singola fattura o un lotto con la stessa intestazione. Il sistema accetta anche file compressi in Zip, anche qui con una o più FatturePa, o file Xml chiamati file messaggio conformi a un certo schema scaricabile dal sito dedicato e che servono a comunicazioni collaterali, dalle notifiche di decorrenza dei termini alle ricevute di consegna.

Come si invia una fattura elettronica?
Si spedisce appunto passando dal Sistema di interscambio, gestito dall’Agenzia delle Entrate, che si occuperà di ricevere le fatture, effettuare i controlli e inoltrarle alle amministrazioni destinatarie. Insomma, un filtro solo formale affidato al braccio operativo Sogei con cui comunicare tramite alcuni canali stabiliti dal decreto già citato. I fornitori – ma anche un soggetto terzo, con la propria firma digitale – possono spedire il file preparato, firmato con firma qualificata e nominato come indicato in vari modi: tramite Posta elettronica certificata, via web (con credenziali Entratel, Fisconline o Carta nazionale dei servizi precedentemente abilitata ai servizi telematici dell’Agenzia delle Entrate), viaSDICoop, cioè accreditando un web-tool di trasmissione o anche passando dal Sistema pubblico di connettività, o tramite FTP. Attenzione: occorre inserire il codice identificativo univocodell’ufficio destinatario (si trova all’IndicePA). Altrimenti la fattura si perderà nei meandri del sistemone e non sarete mai pagati. Neanche negli attuali tempi biblici.

Come si conservano le fatture elettroniche?
Sono tenuti alla conservazione sostitutiva sia i fornitori che la Pubblica amministrazioneindicizzando in modo univoco la fattura e inserendola in un lotto di conservazione con una marca temporale e la firma digitale del responsabile della conservazione.Già esistono a tal fine moltissimi servizi accreditati. L’Agid ha ridefinito le modalità per l’accreditamento e per la vigilanza dei soggetti che intendono conseguire questo riconoscimento, prevedendone l’iscrizione in un apposito elenco pubblico. Meglio conservare, insieme alla fattura, anche le notifiche rilasciate dal Sistema di interscambio. Si tratta pur sempre di scritture contabili. Curioso infine che il Sistema non prenda in carico la conservazione delle Pa, lasciando a queste libertà di scelta sulle modalità attraverso le quali assolvere all’obbligo di conservazione.

Fonte: http://www.wired.it