Zootecnia, le carni sarde riprendono a varcare il Tirreno

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Mario Nieddu, assessore della Sanità

La Sardegna potrà riprendere a movimentare capi bovini, ovini e caprini sul territorio nazionale, senza limitazioni. Lo dice l’accordo siglato di recente da Regione e Ministero della Salute, che circoscrive le restrizioni sinora vigenti a un’area compresa tra sei Comuni isolani. La riduzione dei vincoli riconosce la Sardegna area omogenea col resto d’Italia, tranne Valle d’Aosta e Trentino Alto Adige, rispetto alla presenza della “blue tongue”. Nel 2018 la comparsa nell’area sud-occidentale dell’isola del sierotipo tre, l’unico per cui non esiste un vaccino, ha portato a limitazioni stringenti nei 150 chilometri dalle zone interessate dal focolaio, introducendo l’obbligo di prelievi e test Pcr sugli animali destinati alla movimentazione. Restrizioni alla circolazione dei capi che, di fatto, hanno risparmiato soltanto il nord Sardegna.

«La rimozione del blocco è un risultato importante per tutto il comparto della zootecnia», dichiara l’assessore regionale della Sanità, Mario Nieddu. «Negli ultimi due anni sono stati fatti circa 16mila prelievi per l’esecuzione degli esami obbligatori – spiega – con costi considerevoli per gli allevatori e un peso non indifferente sul piano organizzativo per tutti gli operatori del settore e per il sistema sanitario». Le restrizioni erano previste per due anni con obbligo di revisione. «Abbiamo anticipato la rimozione dei vicoli di sei mesi – prosegue Nieddu – lavorando con scrupolo e raddoppiando la sorveglianza nelle aree interessate”. Tanto che il Ministero ha riconosciuto che di fatto «non si rileva più la presenza del sierotipo tre – conclude l’assessore – e ha soddisfatto le nostre richieste». Le restrizioni restano in vigore per i Comuni di Giba, Piscinas, Santadi, San Giovanni Suergiu, Teulada e Sant’Anna Arresi.

«La peste suina africana è stata sconfitta, l’Europa riapra alle esportazioni di carni e salumi sardi», rilancia Cia Sardegna. Il presidente regionale Francesco Erbì si appella al presidente della Regione, Christian Solinas, e ai ministri della Salute, Roberto Speranza, e dell’Agricoltura, Teresa Bellanova. «Stop alle restrizioni nella movimentazione delle carni suine sarde e dei loro prodotti trasformati», chiede alla luce dei dati epidemiologici sulla peste suina africana nell’isola, secondo i quali da metà settembre del 2018 non sarebbero stati riscontrati focolai negli allevamenti domestici, e dall’aprile 2019 neanche sui cinghiali. «Vinta la battaglia sanitaria, ora è necessario portare a casa il risultato dai tavoli della Commissione europea – conclude – ci sono tutti i presupposti per superare l’embargo sulle carni suine e sui salumi che impedisce al comparto regionale di raggiungere i mercati fuori dalla Sardegna».

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Agricoltura
09/06/2020