Valledoria, dove l'integrazione si coltiva

L’integrazione va coltivata. Con fatica, sudore, impegno e passione. Proprio come i carciofi, i meloni, i cavoli e il grano. Ne sa qualcosa Giovanni Pes, titolare dell’omonima azienda agricola. Imprenditore agrario di seconda generazione, è alla guida dell’impresa familiare dal 1997, quando ha assunto le redini del comando al posto del padre. Dopo vent’anni, pochi mesi fa ha dato una scossa alla sua attività, rendendosi protagonista di un’iniziativa che apre a scenari molto interessanti, sia a Valledoria, dove sono i suoi terreni e i suoi interessi, che nel resto dell’isola. Così gli ospiti dei centri di prima accoglienza possono diventare una risorsa anziché un problema. E la Sardegna, per loro, può trasformarsi in un’opportunità invece di rappresentare il meno ambito dei transiti verso l’Europa più ricca. Soprattutto di lavoro.

Giovanni Pes ne è convinto. «Oggi la “Azienda agricola Giovanni Pes” ha dodici dipendenti e fattura mezzo milione di euro all’anno dalla produzione di carciofi, meloni, cavoli e cereali nella bassa valle del Coghinas», racconta. Dei lavoratori, «cinque vengono dal Senegal, dal Mali e dal Kenya – prosegue – li ho reclutati attraverso alcuni centri di prima accoglienza di questo territorio». Assunti regolarmente, «reclutati tramite il sistema territoriale dei servizi sociali – dice – inizialmente li avevo contattati per dei lavori occasionali». Oggettivamente, l’imprenditore non si aspetta che il suo fatturato possa subire chissà quali cambiamenti. «Ma questi ragazzi hanno contribuito enormemente a migliorare il clima aziendale, e questo è fondamentale», rivela Pes.

La sua è stata anzitutto una sfida al mercato del lavoro. «Spiace dirlo, ma molti italiani non sono più disposti a fare certi lavori manuali – confessa – anche quando non hanno un’occupazione, molte persone rinunciano ad alcune opportunità». I ragazzi extracomunitari reclutati, invece, «ci hanno permesso di acquisire una marcia in più – rivela – perché non solo sono disposti a faticare, ma hanno anche molta voglia di crescere e di imparare». Ora la sfida è aperta anche alla comunità. «Così si crea integrazione, anche gli altri dipendenti, superando le diffidenze iniziali, si stanno abituando alla novità e si sta creando un bel gruppo, in pausa pranzo vanno insieme a prendere il caffè o a scambiare due chiacchiere – continua – e intanto la voglia di questi ragazzi di imparare, di partire dalla base, fa il resto e aiuta l’azienda a crescere».

Qualcuno si è iscritto a scuola guida e conseguirà la patente, altri si sono iscritti in palestra, due hanno lasciato il centro e hanno preso casa in affitto, in paese. «Studiano, vogliono che gli insegniamo a portare le macchine da lavoro e i trattori, sono curiosi di sapere tutto su stagionalità, irrigazione e tutto il resto». Cento ettari di integrazione pura, insomma. E di esperimenti. «Qualche hanno fa stavo portando avanti un progetto per la coltivazione dell’asparago sardo, ma trattandosi di un lavoro particolarmente costoso dal punto di vista della manodopera, stavo per mollare», spiega Giovanni Pes. Loro, i suoi ragazzi, si sono subito buttati a capofitto su questa scommessa. «Sono bravi e veloci, perciò l’impianto è ripartito e stiamo programmando di incrementare questa coltura che solo qualche mese fa stavamo pensando di abbandonare – spiega ancora – l’anno prossimo potrebbe essere necessario fare altre cinque o sei assunzioni». In assoluto sono niente, rapportate a una realtà territoriale fatta di poche decine di migliaia di persone sono tantissime.

Al netto di qualcuno che mugugna, che manifesta più o meno esplicitamente la propria gelosia, il paese ha risposto positivamente. Chi vuole parlare che parli pure. «Ci siamo abituati, ma la verità + che in una realtà come questa, in cui ci conosciamo tutti, chi ha voglia di lavorare non rimane disoccupato troppo a lungo». E poi «io non guardo il colore della pelle, questi ragazzi sono ottimi operai, mi piace come lavorano, e il lavoro è la base di un corretto inserimento sociale». E chi semina bene, alla fine raccoglie.