Sarda Sementi, il guadagno è nella sostenibilità

Browse
Sarda Sementi, il guadagno è nella sostenibilità

È un circolo virtuoso. Più si risparmia, più si investe. E più si investe, più aumenta la qualità della produzione. E più la produzione migliora, più si è competitivi. E più si è competitivi, più si guadagna. Il migliore dei mondi possibili è a Tula, negli stabilimenti di Sarda Sementi. Nata nel 2000, specializzata nella produzione dei mangimi, ha investito tantissimo per rendersi autosufficiente sul piano energetico, arrivando a guadagnare dalla produzione di energia. E oggi quegli investimenti ne fanno una realtà in crescita esponenziale.

Lo racconta uno dei proprietari, Antonio Chessa.

«Siamo sul mercato dal 2000, ci siamo sempre occupati della produzione di mangimi e sementi, ma alcuni anni fa abbiamo deciso di fare un investimento da 2milioni di euro per realizzare un impianto fotovoltaico destinato all’esclusivo fabbisogno dell’azienda».

Su 1milione di kilowatt consumate, l’impianto aziendale ne produce 800mila, e questo consentiva già un notevole risparmio. Non contenti, i vertici di Sarda Sementi hanno deciso di alzare ulteriormente l’asticella.

«Quattro anni fa abbiamo speso 6milioni di euro, senza alcun contributo, per realizzare un impianto di biogas da un megawatt all’ora, per una capacità produttiva di 8600 megawatt all’anno. Utilizziamo per il 50% insilati di mais e di erba, per il restante 50% gli scarti di liquami, sanse e scotta. L'impianto è a fermentazione, non bruciamo niente, siamo sostenibili al 100% e i materiali reflui di fine ciclo li utilizziamo per i campi, sono un ammendante eccezionale».

Merito dello spirito d’iniziativa e della capacità manageriale, che sta anche nella capacità di intercettare e cogliere al volo le occasioni.

«Per quindici anni abbiamo delle sovvenzioni per la produzione di energia pulita, che vendiamo all’Enel».

Ma per far andare le cose ci vuole anche una certa predisposizione a innovare.

«L’acqua calda prodotta dal motore dell’impianto, la usiamo in fabbrica per la cogenerazione di riscaldamento e per far andare il mangimificio».

Che cambiamenti ha prodotto l’investimento in termini economici?

«Prima pagavamo bollette da 30mila euro, ora paghiamo 3-4mila euro, che in un anno significa un risparmio di 180-200mila euro. Lavoriamo più di giorno e meno di notte, utilizziamo il sole, la fabbrica ha cambiato tutto, la sua armonizzazione è stata stravolta, prima le macinazioni e la cubettatrice lavoravano di notte, ma con questo cambio l’energia è aumentata e il nostro costo è rimasto uguale, così più passa il tempo e più guadagniamo».

Come questo investimento ha influito sulla mission e sull’organizzazione aziendale?

«Dall’impianto fotovoltaico traiamo l’energia necessaria, dall’impianto di biogas recuperiamo acqua calda a 90° e la mettiamo in caldaia per raggiungere i 140° gradi. Noi in effetti utilizziamo vapore, tanto che ora stiamo progettando un impianto che produca direttamente vapore dai fumi di scarico del motore. L’impianto di biogas produce 240 metri cubi di bio-metano all’ora e alimenta il motore a gas, che produce l’energia che vendiamo. Nel raffreddamento il motore da 20 cilindri genera acqua calda, montando uno scambiatore di calore spegneremo la caldaia e lavoreremo in autoconsumo, in maniera ancora più sostenibile e risparmiando ulteriormente, perché cesseremo di aver bisogno degli attuali centro litri di olio combustibile al giorno. Il fatto che le due attività, quella energivora e quella del mangimificio, siano integrate, anche fisicamente, ci consente di ottimizzare i benefici».

La scelta ha giovato all’azienda in termini di immagine e di appeal?

«Solo indirettamente, nel senso che una parte del guadagno ulteriore prodotto dalla riorganizzazione del ciclo produttivo la teniamo per noi, ma una parte la portiamo sui listini dei nostri prodotti, perciò le nostre scelte aziendali influiscono positivamente sul prezzo finale del prodotto che vendiamo. Nel rispetto della qualità, siamo diventati più competitivi economicamente e produciamo a livelli superiori, in termini qualitativi».

L’investimento ha aiutato la crescita dei livelli occupazionali? Confidate comunque che nel lungo periodo la strategia possa favorire la crescita dell’azienda e, quindi, del numero di occupati?

«Oggi il mangimificio fattura 12milioni di euro all’anno ed è in costante crescita, mentre la produzione di biogas ci frutta 2milioni e 200mila euro di fatturato annuo. Al mangimificio lavorano venti dipendenti, all’impianto di biogas, tra diretti e indotto, sono in dodici».

In Sardegna rappresenta un plusvalore investire in efficienza energetica?

«Oggi realizzare un impianto fotovoltaico per il proprio fabbisogno è sempre conveniente, e lo consiglierei, ma non c’è più utile. Noi, avendolo fatto per tempo, abbiamo l’energia gratis e ci guadagniamo, creiamo produzione e anche utile dall’impianto. Ma guardiamo sempre avanti. Per esempio, a breve realizzeremo un altro impianto, per il trattamento degli scarti di macellazione, sempre in funzione dell’utilizzo dell’impianto di biogas».

Come il sistema pubblico-privato a supporto delle imprese ha supportato le vostre scelte?

«Gli impianti sostenibili sono stati resi possibili dagli incentivi dello Stato sulla base degli accordi di Kyoto per la riduzione delle emissioni di CO2».

Le politiche comunitarie, quelle nazionali e quelle regionali hanno rappresentato un’opportunità? Cosa consiglierebbe a chi vuole iniziare a fare impresa per non farsele sfuggire?

«Certo, sono fondamentali, non si può partire con un investimento senza ricorrere a questo tipo di sostegno».

Quali sono gli obiettivi a breve, media e lunga durata che vi ponete grazie a questo cambiamento?

«Stiamo crescendo del 30% all’anno, nel 2016 abbiamo fatturato 3milioni e mezzo in più dell’anno precedente. Vogliamo raddoppiare entro i prossimi cinque anni, per arrivare a 100mila tonnellate di produzione contro le attuali 45mila. Registriamo un trend di crescita importante, questa è una zona vocata per zootecnia e agricoltura».

Argomenti
Energia
25/05/2017