Monitoraggio dell'aria, ecco il nuovo piano della Regione

Dopo dodici anni, la Sardegna ha un nuovo piano per la qualità dell’aria ambiente”. Il documento è stato approvato nei giorni scorsi su proposta dell’assessore regionale dell’Ambiente, Donatella Spano. Il Piano introduce nuove misure per preservare la qualità dell’aria in tutto il territorio regionale con l’incentivazione alla sostituzione dei caminetti e delle stufe tradizionali con sistemi ad alta efficienza nel settore del riscaldamento domestico, la limitazione dell’impiego di olio combustibile, gasolio e legna nelle caldaie e negli impianti a bassa efficienza, l’abbattimento delle polveri da cave e da impianti di produzione di calcestruzzi e laterizi, l’abbattimento nei porti di emissioni provenienti dallo stazionamento delle navi, la razionalizzazione della viabilità urbana. Ma la Regione ha previsto anche campagne di sensibilizzazione e informazione e programmi di educazione nelle scuole.

Tanto per fare un esempio, dalle analisi emerge che nell’agglomerato di Cagliari un contributo significativo ai livelli emissivi è dato dal riscaldamento domestico: caminetti, stufe e caldaie sono responsabili del 56% di emissioni di particolato PM10, del 64% di PM2,5 e 83% di benzoapirene. Altri fattori sono l’attività portuale, la produzione di laterizi e calcestruzzo e l’attività estrattiva. Quanto al particolato atmosferico su tutto il territorio regionale, il maggior contributo è legato a caminetti e stufe, agli incendi e alla produzione energetica e industriale. L’analisi effettuata nel territorio regionale mostra che le maggiori criticità in tema di ossidi di azoto sono da attribuire all’attività portuale, ai trasporti extraurbani e urbano, alle attività industriali e alle centrali termoelettriche. Infine, le sorgenti che contribuiscono di più ad aumentarne i livelli del parametro ozono sono i composti organici volatili non metanici, la cui principale sorgente è rappresentata dalla vegetazione, dalle attività antropiche e dalle industrie. Industria a parte, si tratta di sorgenti uniformemente distribuite sul territorio regionale.

Il piano è stato redatto in base alle classificazioni e alla zonizzazione del territorio, così adeguata dalla giunta regionale e suddivisa in zone omogenee dal punto di vista del carico emissivo: agglomerato di Cagliari (Comuni di Cagliari, Elmas, Monserrato, Quartucciu, Quartu Sant’Elena e Selargius), zona urbana (Sassari e Olbia), zona industriale (Porto Torres, Portoscuso, Sarroch, Assemini e Capoterra), zona rurale (il resto del territorio), zona ozono (tutta l’isola). Gli inquinanti rilevati con la rete regionale di monitoraggio sono il benzene, il monossido di carbonio, il biossido di azoto, il biossido di zolfo, il materiale particolato PM10 e PM2,5, l’ozono, l’arsenico, il cadmio, il nichel, il benzoapirene e il piombo.

“La situazione della qualità dell’aria in Sardegna è positiva e i monitoraggi lo confermano”, dice l’assessore Spano. Tuttavia, “anche alla luce dei nuovi obiettivi di efficienza energetica e green economy e dato il mutato quadro normativo, dobbiamo fare ancora meglio – aggiunge – per perseguire il raggiungimento degli standard legislativi e preservare la migliore qualità dell’aria compatibile con lo sviluppo sostenibile”.

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