Mercato: Industria nautica in calo, aumenta l’assistenza ai diportisti stranieri

barche

L’industria nautica sta attraversando una fase di durissimo ridimensionamento; basti dire che il fatturato complessivo della cantieristica è passato da oltre 3,3 miliardi di Euro nel 2007 a meno di 1,3 miliardi nel 2013 (ultimo dato disponibile). Il crollo della produzione per il mercato nazionale è ancora più eclatante; il fatturato “interno”, infatti, è passato nello stesso periodo di tempo da circa 1,5 miliardi di Euro a 90 milioni e le importazioni da oltre 482 milioni a circa 21. Le esportazioni sono ugualmente diminuite, ma in misura nettamente più contenuta, registrando anzi nel 2013 un incoraggiante ripresa (+10% rispetto all’anno precedente).

Il dato non lascia adito a dubbi: negli ultimi cinque - sei anni, gli italiani hanno smesso di comprare barche; le ragioni sono note: la forte incertezza sul reddito futuro che ha investito anche le famiglie con redditi medi e medio-alti, insieme alla pesante penalizzazione fiscale del possesso di un imbarcazione.

Ma il problema non si ferma qui: è infatti crollato anche il mercato del “refitting” (ristrutturazione totale e manutenzione straordinaria dell’imbarcazione), manutenzioni ordinarie e rimessaggio: il fatturato totale è passato da poco più di 400 milioni di Euro a circa 138 milioni; anche in questo caso, il crollo ha riguardato la domanda interna (passata da 385 milioni ad appena 96). Come dire, molta parte degli appassionati non solo ha rinunciato all’acquisto, ha anche fortemente ridotto l’utilizzo. La barca, anche di dimensioni modeste, sembra tornata ad essere un lusso per pochi.

È invece incoraggiante il fatto che il fatturato per i servizi di assistenza alle imbarcazioni estere, tra il 2007 e il 2013 è più che raddoppiato (nonostante una certa contrazione negli ultimi due anni considerati); è anche significativo che più della metà del valore della produzione è stato realizzato su imbarcazioni extra UE. Emerge un miglioramento della capacità delle nostre Marine di intercettare i diportisti internazionali e la qualità delle nostre imprese di manutenzione e assistenza.

Il forte ridimensionamento dell’utilizzo della barca trova ulteriore conferma nella forte diminuzione che ha riguardato anche il comparto degli accessori, il cui fatturato nel mercato italiano è passato da circa 755 milioni di Euro nel 2007 a 284 milioni nel 2013; così come quello dei motori (il cui fatturato totale è sceso nello stesso periodo da 63 milioni di euro a quasi 9 milioni). Le esportazioni di accessori sono invece diminuite solo di circa il 15% e nell’ultimo anno considerato, sono addirittura aumentate di poco più del 5%.

Il crollo della domanda interna di nautica trova una sintesi nel dato relativo al totale dei comparti in cui essa è articolata: la produzione italiana per il mercato interno nel 2013 è risultata pari al 18% quella osservata nel 2007; in altri termini dal 2007, oltre l’80% del fatturato della nautica si è volatilizzato. Le importazioni non hanno compensato la riduzione della produzione interna, registrando una contrazione altrettanto forte.

Questo andamento implica inevitabilmente una pesante battuta d’arresto del turismo nautico, un segmento che sembrava molto promettente e che in altri Paesi ha grande vitalità. La quasi tenuta mostrata in questi anni dal fatturato estero prefigura che, anche nella nautica, è essenziale focalizzare l’attenzione sulla domanda internazionale; fare in modo che i diportisti stranieri scelgano le nostre coste per le loro crociere (e magari anche per il ricovero delle imbarcazioni a fine stagione). Al tempo stesso, occorre comunque rianimare la domanda interna; una è la leva fondamentale da azionare a tal fine: minore tassazione.

Fonte: www.impresaturismo.it