Mercato: Il Rapporto sulle Energie Rinnovabili per lo studio delle dinamiche competitive della filiera delle energie rinnovabili in Italia

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Energie Rinnovabili

Il Gruppo di lavoro “Energy & Strategy” della School of Management del Politecnico di Milano, in occasione del convegno del 19 maggio 2015 sulle Energie Rinnovabili in Italia, ha presentato la prima edizione del Rapporto sulle Energie Rinnovabili o Renewable Energy Report.

Esso è frutto di un’attività di ricerca avviata nel 2007 che abbraccia un orizzonte temporale pluriennale, grazie al supporto di partner e sponsor industriali ed istituzionali, che ha consentito di analizzare ed interpretare in maniera approfondita e completa le dinamiche afferenti la filiera delle energie rinnovabili in Italia, attraverso l’adozione di strumenti di indagine quali panel study delle soluzioni tecnologiche disponibili e in fase di sperimentazione, censimento della domanda, dell’offerta e dei player della filiera ed interviste dirette con il top management delle principali imprese operanti nei settori analizzati.

Il Rapporto è strutturato in nove sezioni, di cui le prime tre di carattere generale mentre le restanti cinque forniscono un approfondimento sulle differenti tipologie di energie rinnovabili sviluppate in Italia.

Con riferimento alle trattazioni generali, il Rapporto rappresenta lo scenario italiano nel campo delle risorse rinnovabili attraverso una descrizione sullo stato dell’arte dello sviluppo delle rinnovabili elettriche, sugli impatti che il prezzo della componente energia derivante dalle fonti rinnovabili determina sui relativi consumi ed, inoltre, sui nuovi indirizzi normativi in tema di energie rinnovabili ed in particolare, sui possibili impatti derivanti dalla rimodulazione dei regimi di incentivazione delle diverse fonti, come di fatto i recenti interventi legislativi dimostrano: Decreto Spalma incentivi, (DM MISE 6 novembre 2014 “Rimodulazione degli incentivi per la produzione di elettricità da fonti rinnovabili diverse dal fotovoltaico spettanti ai soggetti che aderiscono all’opzione di cui all’articolo 1, comma 3, del decreto-legge 23 dicembre 2013, n. 145, convertito con modificazioni, in legge 21 febbraio 2014, n. 9”).

Ciò al fine di fornire un supporto alla pianificazione per lo sviluppo della tipologia delle fonti rinnovabili più rispondenti.

Il Rapporto evidenzia come nel corso dello scorso quinquennio vi sia stata una riduzione del Prezzo Unico Nazionale dell’energia elettrica (PUN), affiancata da una concomitante crescita della produzione di energia da fonti rinnovabili, principalmente da fotovoltaico, eolico, biomasse ed idroelettrico.

Si è cercato, pertanto, di valutare che incidenza avesse avuto la crescita delle energie da fonti rinnovabili sulla contrazione del PUN; sono state proposte due chiavi di lettura del fenomeno:

  • La prima, secondo cui la riduzione del PUN (-27,8%) risulta totalmente imputabile alle rinnovabili;
  • la seconda, che attribuisce il calo del PUN solo in parte alla crescita di produzione da rinnovabili (16,9%), ossia al netto del calo dei prezzi, rispettivamente, del gas (6% circa), del carbone (1,7%), del petrolio (0,2%) ed, infine del calo della domanda elettrica e del PIL (calcolato in un 3% circa).

Con riferimento alla seconda ipotesi, in particolare, è stato evidenziato che sulla “Bolletta” elettrica nazionale incidono dei costi specifici che vengono caricati sulla base della specifica tipologia di fonte di energia rinnovabile utilizzata; pertanto, ai fini della valutazione dell’incidenza della crescita delle fonti rinnovabili rispetto alla riduzione del PUN, occorre tener conto di questa componente di costo.

Un altro aspetto sul quale si è soffermata l’analisi ha riguardato l’impatto degli incentivi sullo sviluppo delle energie rinnovabili; pertanto, alla luce della tendenza di un ridimensionamento degli aiuti o, nella peggiore delle ipotesi, di una loro totale assenza, si ritiene utile comprendere quali, tra le differenti fonti rinnovabili, possano risultare sostenibili da un punto di vista economico in un prossimo futuro.

A tale scopo, nelle successive sezioni, è stato delineato, per ciascuna delle differenti fonti rinnovabili utilizzate in Italia per la produzione di energia elettrica, il trend delle installazioni, il consuntivo al 2014 e le previsioni per il quinquennio 2015 - 2020.

L’analisi ha riguardato il fotovoltaico, l’eolico, le biomasse e l’idroelettrico, ritenendo poco rilevante la trattazione del gas naturale.

Con riferimento al fotovoltaico, il Rapporto descrive l’evoluzione verificatasi negli ultimi anni, che ha portato, nel suo complesso, ad un volume di potenza fotovoltaica installata pari a 18.320 MW al termine del 2014, ma il cui incremento nell’ultimo anno è risultato esiguo (nuova potenza installata nel 2014 pari a 385 MW, poco più del 22% rispetto al valore del 2013 ed in linea invece con i valori del 2008) ed, inoltre, caratterizzato prevalentemente da nuove installazioni di tipo residenziale e dei piccoli impianti.

Il Rapporto ha trattato alcune considerazioni che sono state avanzate rispetto alla possibilità di promuovere nuove installazioni di impianti di medie dimensioni, grazie all’introduzione di benefici tariffari a favore dei Sistemi Efficienti d’Utenza - SEU previsti con la Delibera 578/2013/R/eel, grazie ai quali potrebbe essere stimolata la realizzazione di impianti di media taglia, con un corrispondente incremento delle installazioni fino a 500 MW nel 2015 e fino a 600 MW/anno al 2020, conseguendo un volume totale installato di impianti fotovoltaici pari a 21,8 GW.

In ogni caso, dall’analisi sulle dinamiche del fotovoltaico, il Rapporto esprime una valutazione positiva, di un settore sano, dinamico e che rappresenta una componente di lungo termine del mix energetico dell’Italia.

Rispetto all’eolico, il Rapporto evidenzia come, nonostante nel 2014 vi sia stata una riduzione notevole delle installazioni, tuttavia l’Italia si collochi tra i primi 5 Paesi Europei per potenza complessivamente installata, grazie ad un volume complessivo di potenza eolica installata pari a 8.657 MW nel 2014 ed un valore delle nuove installazioni pari a circa 107 MW, il 26,2% rispetto al volume 2013.

In particolare, gli impianti prevalentemente installati in Italia presentano una potenza eolica sopra i 5 MW (circa il 95% del totale).

Al contrario, il comparto del mini eolico, sebbene anche nel 2014 abbia segnato una crescita di circa il 14% rispetto all’anno precedente, continua a caratterizzarsi come non rilevante e, pertanto, si mantiene il divario «di scala» tra impianti grandi (con costi di investimento pari a 1.300 €/kW) e impianti piccoli (con costi di investimento sino a 1.600 €/kW).

Anche il settore dell’eolico si caratterizza, al pari del settore fotovoltaico, come una componente di lungo termine del mix energetico italiano, almeno per quel che concerne il valore aggiunto del settore.

Si evidenzia, tuttavia, come in assenza di specifici incentivi per il settore, le prossime installazioni rappresenteranno il frutto della chiusura di progetti già avviati o ammessi ad incentivazione, tanto che per il 2016 si prevede un crollo delle nuove installazioni.

Con riferimento alle biomasse, complessivamente, la potenza cumulata ha superato nel 2014 i 4,1 GW, ma con una crescita abbastanza contenuta (131 MW nel 2014, contro i 450 MW del 2013 ed i 764 MW del 2012).

Ciò che viene delineato con il Rapporto riguarda il differente contributo delle quattro tipologie di biomasse rispetto alla produzione di energia (agroforestale, biogas, oli vegetali e rifiuti solidi urbani): infatti, solo alcuni di essi sono in grado di autosostenersi anche in assenza di specifici incentivi.

In particolare, viene evidenziato come le biomasse agroforestali siano le uniche a potersi «sostenere» stabilmente anche in assenza di incentivazione, mentre, ad esempio, gli oli vegetali, considerando la necessità di importazione della materia prima, sono invece strutturalmente destinati ad avere difficoltà a sostenersi in assenza di incentivi; inoltre, il biogas rappresenta una biomassa che rende gli investimenti sostenibili nel tempo solo se vi è disponibilità di materia prima localmente e possibilmente a costo zero.

Pertanto, è stata evidenziata dal Rapporto la necessità che si proceda ad una razionalizzazione del comparto, volta a mantenere esclusivamente quegli impianti che siano in grado di sostenersi, eventualmente anche grazie alla ricerca intelligente di filiere di approvvigionamento a basso costo. Si auspica, inoltre, che vengano liberate le risorse impegnate in impianti che ormai non vengono più utilizzati a causa dell’assenza di incentivi specifici. In tal senso, lo scenario delineato dagli operatori vede l’arresto completo delle nuove installazioni e la chiusura degli impianti ad oli vegetali e biogas non appena si concluderà il periodo di incentivazione, laddove sia eccessivo il ricorso all’acquisto di materia prima.

Le ragioni di un simile pessimismo sono da ricercarsi nel fatto che, nonostante gli oltre 4,1 GW di impianti a biomasse, il valore aggiunto complessivo del settore sia negativo: ciò a causa di una condizione strutturale in cui l’assenza di incentivazione rende non sostenibile la produzione di energia.

Infine, con riferimento all’idroelettrico, il Rapporto evidenzia la presenza di una nuova componente rappresentata dalle installazioni di impianti idroelettrici di piccola e media taglia, rispetto ai grandi impianti idroelettrici “storici” che, pur rappresentando l’83,5% del totale della potenza installata, con un totale pari a 18,3 GW nel 2014, tuttavia, non mostrano alcuna dinamica rispetto ad eventuali nuove installazioni; ciò è attribuibile all’elevata burocrazia nei processi autorizzativi, che presenterebbero una tempistica superiore rispetto ai tempi necessari per la materiale realizzazione degli impianti.

Gli impianti di nuova installazione nel 2014 sono stati pari a 73,54 MW e, prevalentemente sono rappresentati da impianti idroelettrici di dimensioni ridotte (inferiori al MW); essi rappresentano l’unico caso, nell’ambito delle energie rinnovabili, in crescita del 5,8% rispetto all’anno precedente. Secondo lo scenario prospettato dagli operatori, nel prossimo quinquennio almeno il 90% delle nuove installazioni di impianti idroelettrici sarà rappresentato da impianti di tagli inferiore al MW per un incremento totale di 70 MW nel 2020.

Il Rapporto si chiude con un’analisi dei legami esistenti tra le energie rinnovabili ed il sistema finanziario, studiando sia le dinamiche del mercato secondario, ossia della transazione della proprietà di impianti a fonti rinnovabili già attivi, che le modalità con cui le imprese proprietarie di impianti di generazione elettrica da fonti rinnovabili possono recuperare nuovi capitali e/o rimodulare il proprio livello di indebitamento, continuando a mantenere la proprietà degli asset.

Fonte: Infobuild Energia

 

26/05/2015