La competitività delle imprese e l'economia circolare: riflessioni da Ecomondo 2015

mondo tra le mani

Estendere l’economia circolare al di fuori della Green Economy. Così si è espresso ilministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti durante l’avvio della prima giornata degliStati Generali della Green Economy. Un messaggio chiaro con cui il responsabile per l’ambiente ha voluto sottolineare la necessità di estendere il nuovo modello economico anche a settori non associati in maniera diretta all’economia verde.

Nel corso del suo intervento a conclusione della sessione di apertura degli Stati Generali della Green Economy il ministro Galletti ha toccato varie tematiche, alcune delle quali segnalate attraverso l’account Twitter #statigreen15:

Quando parliamo di Green Economy non dobbiamo mai dimenticare l’obiettivo finale, che andremo a ribadire a Parigi. Parliamo del mondo di assicurare energia, risorse e cibo ai 7 miliardi di persone nel mondo, assicurare uno sviluppo che non gravi sul clima, un’economia socio-sostenibile che assicuri la parità tra popoli e contrasti la povertà.

Credo molto che considerato l’aspetto etico-morale [l’economia circolare] sia anche leva industriale, oltre che leva economica. Sono sicuro che nel 21esimo secolo l’economia circolare sarà la più competitiva. I Paesi che arriveranno prima saranno più competitivi rispetto alle altre economie. È un obiettivo che dobbiamo avere per far crescere bene il nostro Paese.

I dati che ci ha portato Ronchi mostrano che una parte del percosso è stato fatta. Alcuni dati ci confermano quanto di buono è stato fatto, ovvero che si è abbattuto la CO2 e che è possibile farlo assicurando una capacità di crescita discreta.

Nel nostro Paese abbiamo il 30% di CO2 che viene dall’industria, il 30% dal riscaldamento delle città, il 30% dai trasporti, l’8% dall’agricoltura e un altro 2% dai vari altri settori. I quattro maggiori produttori sono i settori su cui dobbiamo insistere, li conosciamo in maniera chiara e possiamo individuare strategie per aiutare imprese e società a raggiungere l’obiettivo.

Green Act

Galletti ha poi proseguito affrontando il tema “Green Act”, sottolineando come per lui non sia necessario affrettare i tempi, ma attendere la normativa UE sull’economia circolare:

Il Green Act in fondo è questo, agirà su questi quattro grandi settori, imprese, trasporti, riscaldamento e agricoltura, per arrivare a raggiungere l’obiettivo che ci siamo dati come UE di riduzione della CO2 di almeno il 40%. Ogni obiettivo sarà per singolo Paese, il nostro sarà tra il 30 e il 34%, vincolante dal punto di vista giuridico.

[Il Green Act] Ci guiderà da qui al 2030 e io con grande onestà vi dico che noi del Ministero dell’Ambiente siamo una piccola parte del Green Act. Che nessuno pensi che la politica dei trasporti possa essere comandata dal Ministero dell’ambiente, come non è possibile per quella agricola o energetica.

Questo è un vero piano strategico per il Paese, un piano che deve vedere coinvolti tutti questi ministeri e se non la interpretiamo così rischiamo di perdere un’importante occasione ambientale ed economica. Non ho fretta di fare il Green Act perché deve prevedere ascolto e coesione di tutti.

Dobbiamo aspettare una scadenza importante, quella della direttiva UE sulla economia circolare, sarà una parte importante del Green Act, doveva essere approvata a inizio anno e contavamo di averla già disponibile. Dobbiamo inglobarla dentro il Green Act per integrarlo con le regole europee, indispensabili per aver un atto che sia il più possibile compatibile con le normative UE.

Economia circolare e rifiuti

Per quanto riguarda l’economia circolare il ministro Galletti si è poi soffermato in particolare sui risultati ottenuti dalle Regioni italiane in termini di rifiuti e raccolta differenziata:

Economia circolare nelle imprese vuole dire consumare meglio le risorse e dall’altra parte avere rifiuti il più possibile riciclabili, equivalenti a meno rifiuti nei cicli industriali delle nostre aziende. Vale per i rifiuti industriali come per quelli domestici.

Io non accetto un Paese nel quale ancora il 40% dei rifiuti vanno in discarica. Penso che di questo dato il Paese si debba vergognare. L’alternativa non sono i termovalorizzatori, ma la raccolta differenziata. È possibile e vi sono regole uguali per tutti. Dal rapporto ISPRA si evince che abbiamo Comuni abbondantemente sopra l’80% e molti Comuni sopra il 70%. Poi vi sono Comuni che stentano a superare il 6%. Oggi in Italia le regole funzionano, perché se molti Comuni vi riescono vuole dire che se applicate bene la raccolta differenziata si può fare.

O le Regioni inadempienti vengono da me dicendo chiaramente come intendono abbandonare rifiuti riscari e presentano piani seri di smaltimento oppure saranno applicate delle sanzioni. Ingiusto che alcune Regioni paghino per altre. Quelle Regioni [inadempienti] scelgano cosa fare, se non hanno piani seri, piuttosto che la discarica scelgo il termovalorizzatore per non lasciare il Paese in quelle condizioni.

Rinnovabili

Avvio con errori nella distribuzione degli incentivi secondo Galletti, che ha poi proseguito affermando come:

Dalla storia delle rinnovabili in Italia dobbiamo imparare molto. Ci sono state cose buone e cose cattive. Cose buone è che oggi abbiamo una produzione di rinnovabili molto elevata, per anni siamo stati quelli cresciuti di più.

I dati negativi sono due: si è incominciato quel percorso senza avere una filiera produttiva capace di assorbire quegli incentivi. Prima di dare incentivi dobbiamo costruire filiera produttiva italiana che possa competere con le altre, noi dobbiamo essere competitivi su determinati settori che andiamo a incentivare.

SISTRI

Il ministro Galletti è poi tornato anche sul tema del tanto discusso SISTRI, chiarendo come il progetto non sia stato abbandonato, ma sia in fase di rilancio su nuove basi:

Riguardo il SISTRI credo che noi avessimo un sistema obsoleto, che aveva diversi obiettivi dall’inizio, non solo la tacciabilità. Ciò rendeva molto complessa la sua gestione.

Ho creduto opportuno azzerare quel contratto e far ripartire una procedura trasparente dove rivisitiamo e facciamo ripartire la tracciabilità dei rifiuti secondo obiettivi chiari: serva solo alla tracciabilità, no ad altri oneri, e lo faremo con strumenti informatici nuovi.

Trasporto pubblico

Riguardo il trasporto pubblico è fondamentale secondo Galletti procedere allo svecchiamento del parco mezzi pubblico, passo indispensabile per il miglioramento del servizio:

Il trasporto pubblico è un altro settore che fa parte del Green Act. Delrio è stato chiaro, dobbiamo trasferire i trasporti da gomma alle vie d’acqua e ferro, una scelta obbligata se vogliamo arrivare a quel meno 31-34% entro il 2030.

Chiederemo al cittadino di lasciare macchina e prendere la bici o andare a piedi solo quando avremo un parco di mezzi pubblici rinnovato. Non posso chiedere a un cittadino con un’auto euro 6 di lasciarla a casa per un bus che inquina di più. C’è impegno tra i ministeri ed è condizione preliminare per chiedere l’impegno dei cittadini.

Trivellazioni

Altro tema toccato da Galletti è quello delle trivellazioni nei mari italiani:

Sappiamo ancora quanto è preminente il petrolio nella nostra economia. Ancora per un certo periodo di tempo, finché non raggiungeremo obiettivi di decarbonizzazione, avremo ancora bisogno delle energie fossili tradizionali.

Il problema ambientale puoi risolverlo soltanto a livello globale. Possiamo fare un discorso etico morale più corretto puntando sulla sicurezza dei nostri impianti, evitando che l’estrazione del petrolio sia affidata a Paesi meno attenti.

Intendo sviluppare tutte le energie alternative a quelle tradizionali, il problema è quando ci arrivi, come ci arrivi e cosa fai nel frattempo.

Dissesto idrogeologico

Il ministro dell’Ambiente ha concluso il suo intervento parlando della situazione italiana relativa al dissesto idrogeologico:

Abbiamo due cause forti, abbiamo una poca manutenzione del Paese durata decenni, su quel fronte non abbiamo investito e oggi paghiamo le conseguenze. Dal punto di visto politico non sono interventi considerati convenienti perché ci vogliono anni per il taglio del nastro. Dall’altra parte i cambiamenti climatici si fanno già vedere, io mi limito a registrare come nell’ultimo caso in Calabria in tre giorni è piovuto quel che di solito piove in un anno, così in Sardegna e in tutte le altre Regioni colpite e che ho visitato.

Questi due dati non li possiamo sottovalutare, occorre intervenire in maniera forte sul dissesto. Due sono i problemi. La burocrazia, una burocrazia post che ci rende difficile arrivare a fare interventi, è vero che abbiamo semplificato oggi il presidente di Regione è molto agevolato nello spendere i soldi perché agisce come commissario straordinario. Ogni volta che andiamo a semplificare dando poteri straordinari però acquistiamo in velocità e riduciamo in trasparenza. Dobbiamo riuscire a conciliare questi due aspetti.

Il secondo problema è quello delle risorse, problema minore perché in questo Paese c’è un modo di fare che vede addossare la colpa di tutti i progetti non realizzati all’idea che “non ci sono risorse”, ma alle volte c’è incapacità a spenderle. Abbiamo destinato 650 milioni a quelle opere più pericolose per l’incolumità delle persone a causa del dissesto e che sono più avanti nella programmazione: cominciamo a dare i soldi a chi può spenderli subito.

Sul tema degli immobili abusivi ha infine specificato che:

Nel Collegato Ambientale abbiamo destinato 10 milioni all’abbattimento degli immobili abusivi e diciamo con chiarezza: mai più condoni edilizi in questo Paese.

Fonte: www.greenstyle.it