
Siamo un paese sempre più tartassato. Secondo la Federazione nazionale di ricerca dei commercialisti, la Nota di aggiornamento al DEF è un documento che il Governo italiano presenta alle Camere entro il 27 settembre di ogni anno (Nadef) la pressione fiscale subirà un ulteriore incremento: nel corso dell'anno sarà pari a 0,1 punti per poi innalzarsi ulteriormente e drasticamente di 0,5 punti nel 2021 fino a raggiungere il 43%. Il biennio successivo, sempre nelle stime Nadef, prevede un rientro di 0,2 punti nel 2022 e 0,2 punti nel 2023 per un totale di 0,4 punti, comunque inferiore all'incremento che si avrebbe nel biennio 2020-2021 stimato pari a +0,6.
"La pressione fiscale è e resta alta - spiega la Federazione dei commercialisti - sbilanciata dal lato del lavoro rispetto al consumo, prevalentemente centrale, fortemente condizionata dall'esistenza di un vasto sommerso economico, pesantemente schiacciata dal livello della spesa pubblica. Nonostante il continuo richiamo alle semplificazioni è parcellizzata in una miriade di singoli tributi, mentre il prelievo risulta sempre più concentrato su poche imposte. Pertanto, ogni tentativo di ridurla si scontra con le esigenze del bilancio pubblico appesantito da un'elevata spesa sociale, da inefficienze e sprechi e dal servizio del debito".
La Nadef aggiorna le previsioni economiche e finanziarie del DEF in relazione alla maggiore disponibilità di dati ed informazioni sull'andamento del quadro macroeconomico e di finanza pubblica.