Economia, le previsioni della Nadef: inflazione e guerra rallentano la ripresa

Inflazione

Scenari incerti per il futuro dell’economia italiana. Il Consiglio dei ministri ha approvato la Nota di aggiornamento al DEF (NADEF) del 2022, documento che si limita all’analisi delle tendenze in corso e alle previsioni per l’economia e la finanza pubblica italiane a legislazione vigente. Previsioni che non sono rosee.

Dopo sei trimestri di crescita superiore alle aspettative, che nel secondo trimestre del 2022 ha portato il PIL a superare il livello medio del 2019, anno precedente alla crisi pandemica del covid, le prospettive economiche appaiono ora meno favorevoli. L’economia globale e quella europea sono in marcato rallentamento a causa della crescita dei prezzi dell’energia, al repentino rialzo dei tassi di interesse in risposta alla salita dell’inflazione e alla situazione geopolitica.

Nel corso del 2022 l’impennata registrata dai prezzi ha accresciuto il costo delle importazioni di energia del nostro Paese in misura senza precedenti, portando in deficit la bilancia commerciale dopo quasi dieci anni di ininterrotti surplus. Allo stesso tempo, la crescita dell’inflazione ha contribuito a un aumento del gettito fiscale largamente superiore alle stime; l’extra-gettito così generato è stato utilizzato dal Governo per cercare di mitigare l’impatto degli aumenti dei prezzi dell’energia su famiglie e imprese.

Per il 2022 si prevede che il livello tendenziale del prodotto interno lordo (PIL) aumenti al 3,3%, dal 3,1% contenuto nello scenario programmatico del DEF in aprile, grazie alla crescita superiore al previsto del primo semestre e pur scontando una lieve flessione del PIL nella seconda metà dell’anno. Inoltre, per effetto del positivo andamento delle entrate e della moderazione della spesa primaria sin qui registrati quest’anno, si prevede che il deficit tendenziale a legislazione vigente scenda dal 7,2% del 2021 al 5,1%, un livello inferiore al 5,6% programmatico definito nel DEF. Anche il rapporto debito/PIL è previsto in netto calo quest’anno, al 145,4% dal 150,3% del 2021, con un ulteriore sentiero di discesa negli anni a seguire fino ad arrivare al 139,3% nel 2025.

Nel 2023, a causa dell’indebolimento del ciclo internazionale ed europeo, la crescita tendenziale prevista scende allo 0,6% rispetto al 2,4% programmatico del DEF di aprile. L’indebitamento netto tendenziale a legislazione vigente viene stimato nel 3,4%, inferiore all’obiettivo programmatico del 3,9%.