Crisi, Bankitalia: «In Sardegna paga soprattutto l'industria». Giù produzione e ordini: non succedeva dal 2012

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il grafico sintetico della situazione fotografata da Bankitalia

Per la prima volta dal 2012 l’industria sarda registra un calo del livello della produzione e degli ordini. Per le imprese industriali e dei servizi si può parlare di un crollo, dato che i numeri parlano di una contrazione superiore al 30% per entrambe le voci. Lo dice il Rapporto di aggiornamento congiunturale sull’economia della Sardegna, pubblicato oggi dalla Banca d’Italia sul proprio sito e presentato in conferenza stampa da Giancarlo Fasano capo della sede di Cagliari della Banca d’Italia, da Roberto Rassu, responsabile della Divisione Ricerca economica, e Rosario Maria Ballatore, che opera nella stessa area.

L’indagine sul primo semestre 2020 è già in grado di confermare che nei primi nove mesi cala il fatturato della maggior parte delle aziende sarde. Tengono il settore alimentare, spinto dalla vivacità della domanda interna, e della meccanica e della fabbricazione di metalli, animati dalla domanda estera. In assenza di domanda privata e senza un corrispondente aumento di opere pubbliche, frena la crescita delle costruzioni. Aumenta il valore delle gare d’appalto aggiudicate nel primo semestre, ma la vendita di case cala del 25%. Nei servizi si accentua la riduzione dei fatturati, che interessa tre imprese su quattro. Il commercio soffre il calo dei consumi. L’aumentata propensione al risparmio sfavorisce i beni durevoli: le immatricolazioni di auto, per esempio, diminuiscono del 39%.

Gli arrivi negli esercizi ricettivi isolani calano di un terzo. Gli stranieri sono il 60% in meno, e la parziale ripresa a inizio estate si è affievolita velocemente. Ne fanno le spese anche i trasporti: tra gennaio e agosto il traffico aereo perde due terzi del volume 2019, con un crollo dell’80,6% dei movimenti internazionali. Nei porti si registrano 5milioni e 700mila passeggeri in meno rispetto al 2019. Non a caso il calo del 22% di iscrizioni di nuove imprese interessa soprattutto trasporti e ricettività.

L’export registra un -35,3% che va oltre la media nazionale. Incide il crollo di vendite dei prodotti da raffinazione del petrolio (-43,5%), ma segnano il passo anche gli altri settori produttivi: -8,2%, con cali sensibili per chimica e prodotti alimentari e aumenti di industria metallifera e meccanica. Le esportazioni sono calate soprattutto in Area Euro, ma anche le vendite extra-UE sono in netta flessione: -70% i flussi verso la Cina, -50% verso gli Stati Uniti. Aumenta la presenza del made in Sardegna nell’Europa centrorientale e nel Regno Unito.

“La pandemia ha fortemente colpito l’economia regionale, ma quel che più preoccupa in prospettiva è il clima di incertezza prodotto da quanto sta accadendo a livello sanitario”, spiega Giancarlo Fasano. Volendo intravedere qualche segnale positivo, “il calo atteso del Pil sardo per il 2020 è leggermente più contenuto rispetto alla media nazionale e del Mezzogiorno”, sostiene Roberto Rassu. Stando a quanto illustrato anche da Rosario Maria Ballatore, invece, tra elevato ricorso alla cassa integrazione, blocco dei licenziamenti, strumenti di integrazione e altri strumenti straordinari, i dati relativi a occupazione e sistema creditizio sono meno gravi di quelli relativi al sistema produttivo isolano.

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Piccole e medie imprese
23/11/2020