![<span>Photo by <a href="https://unsplash.com/@brookecagle?utm_source=unsplash&utm_medium=referral&utm_content=creditCopyText">Brooke Cagle</a> on <a href="https://unsplash.com/s/photos/commerce?utm_source=unsplash&utm_medium=referral&utm_content=creditCopyText">Unsplash</a></span> Commercio](/sites/default/files/styles/immagine_principale/public/upload/2020/12/brooke-cagle-TiTU0k1E0UE-unsplash.jpg?itok=kUJ5EoG6)
"I negozi tradizionali soccombono alla crisi pandemica". Così l’Ufficio economico di Confesercenti nazionale ha commentato i dati diffusi nei giorni scorsi dall’Istat sul commercio al dettaglio di ottobre. "Il debole recupero delle vendite che si era visto durante i mesi estivi è andato in fumo con la seconda ondata del virus ed il ritorno alle misure di contenimento - si legge in un comunicato stampa - e dopo il calo del -1,8% delle vendite già subito a settembre, anche ad ottobre i negozi registrano una performance negativa, con un arretramento del -3,2%. Tra i più colpiti il comparto dell’abbigliamento e delle calzature, che si avvia a perdere nell’anno un terzo delle vendite".
Nuovo balzo in avanti, invece, del commercio elettronico: +54.6% che supera l’incremento di maggio e giugno e stabilisce il record di crescita; mentre resiste la Grande distribuzione non alimentare che comunque fa registrare un +1.4%. "Uno scenario allarmante e destinato purtroppo a peggiorare ulteriormente, viste le restrizioni di attività previste per Natale. Senza interventi correttivi, a partire da quello per riequilibrare la concorrenza tra online e retail fisici, ma anche per istituire una fiscalità di vantaggio per le imprese più colpite, si rischia la desertificazione delle città, con migliaia di attività che chiuderanno per sempre i battenti".