Commercio ambulante in crisi: negli ultimi 2 anni scomparsi 14 mila operatori

Bancarelle

Il commercio ambulante su aree pubbliche è in caduta libera. Secondo lo studio “Mercati appesi a un filo”, realizzato da Anva Confesercenti, presentato nei giorni scorsi al ministero del Made in Italy, in due anni, dal 2020 al 2022, le imprese del commercio su aree pubbliche sono passate da oltre 176mila a poco più di 162mila, per un calo totale di 14mila attività (-7,9%), al ritmo di circa 19 operatori spariti al giorno.

Il calo registrato da Confesercenti riguarda tutti i settori merceologici: le imprese ambulanti di prodotti alimentari e bevande calano del -4,7%, per una riduzione totale di oltre 1.500 attività; il commercio di prodotti tessili perde oltre 6.200 imprese (-9,4%). Giù anche gli operatori di arredamenti per giardino, tappeti, casalinghi e piccoli elettrodomestici/materiale elettrico (-6,7%) e le attività che commerciano altri prodotti (-4mila imprese). Le uniche attività in controtendenza sono quelle di ristorazione ambulante che in questi due anni mettono a segno una crescita del +13,2.

Il crollo delle imprese del commercio ambulante è dovuto non solo all’aumento delle chiusure, ma anche a una robusta frenata delle nuove aperture. Nel 2022 queste sono state solo 4.088 e nel 2021 solo 6.009. Numeri lontanissimi dai livelli del 2012 (13.962 aperture) e dei primi anni del decennio passato (nel 2015 erano state 15.076). Preoccupante è la tendenza discendente con un calo del -32% tra 2021 e 2022: se il trend si mantenesse inalterato, già nel 2025 non ci sarebbero più nuove iscrizioni.