Corte Ue: da part-time a tempo pieno senza consenso del lavoratore

Il Datore di lavoro può trasformare un part-time in un tempo pienosenza consultare il lavoratore e quindi anche contro il suo parere. Lo ha stabilito la Corte di Giustizia Ue in una sentenza su una funzionaria del Tribunale di Trento che ha fatto ricorso contro la fine del suo part-time, trasformato, senza consultarla, in un tempo pieno.

Secondo la Corte, l'accordo quadro sul lavoro a tempo parziale "ammette una normativa che consente al datore di lavoro di disporre, per ragioni obiettive, la trasformazione del contratto di lavoro da contratto a tempo parziale in contratto a tempo pieno senza il consenso del lavoratore interessato". La Corte precisa che "in virtù della legge 183/2010 del 4 novembre 2010, tutte le amministrazioni pubbliche possono (entro centottanta giorni dall'entrata in vigore della stessa), nel rispetto dei principi di correttezza e buona fede, sottoporre a nuova valutazione i provvedimenti di concessione della trasformazione del rapporto di lavoro da tempo pieno a tempo parziale già adottati".

Nella sua sentenza la Corte ricorda anzitutto che "la direttiva 97/81 e l'accordo quadro sono diretti a promuovere il lavoro a tempo parziale - su basi accettabili sia per i datori di lavoro sia per i lavoratori - e a eliminare le discriminazioni tra i lavoratori a tempo parziale e quelli a tempo pieno".