La mappa di dove crescono le start-up italiane

Rispetto all’anno scorso crescono aziende e strutture associate all’universo delle nuove aziende innovative, ma calano gli investimenti.

L’ecosistema start-up italiane è in crescita: rispetto al 2013 le start-up innovative hanno registrato un aumento del 120%. Questo è quanto è stato annunciato oggi, durante la seconda edizione di “The Italian Startup Ecosystem: Who’s Who“. Il rapporto, realizzato grazie alla collaborazione tra Italia Startup e gli Osservatori Digital Innovation della School of Management del Politecnico di Milano, in collaborazione con SMAU e con Cerved Group e con il supporto istituzionale del Ministero dello Sviluppo Economico, ha messo in evidenza non soltanto la situazione attuale delle start-up, ma anche il contesto in cui queste aziende innovative hanno la possibilità di nascere e crescere. Nel nuovo rapporto quindi sono entrati a far parte anche nuovi attori, come Bandi, piattaforme di Crowdfunding, Fablab, Hackathon e Corsi di formazione imprenditoriale.

I numeri raggiunti nel 2014 permettono di considerare in attivo l’universo start-up: aumentano rispetto al 2013 le start-up finanziate del 74%, gli investitori istituzionali del 16% e del 58% le competizioni dedicate alle start-up, mentre crescono solo del 3% gli acceleratori e incubatori. In più sono nate associazioni, community online e risorse che ruotano intorno al panorama start-up.

Quello che dimostra un certo calo invece sono soprattutto gli investimenti: se dal 2012 al 2013 si era registrata una crescita del 15%, il picco raggiunto l’anno scorso si è abbassato durante quest’anno, passando da 129 milioni di euro a 110 milioni di euro, anche a causa della chiusura dei fondi con target di investimento sul Sud Italia.
Come sottolinea Federico Barilli, Segretario Generale di Italia Startup “Gli investitori cosiddetti istituzionali hanno un ruolo di continuità importante nel sostegno alle giovani imprese innovative. Le banche hanno iniziato a fornire prestiti rilevanti, di medio termine, alle startup, grazie al fondo di garanzia statale, pari a quasi 100 milioni di euro”. Tuttavia quest’anno sono calati del 33% gli investimenti provenienti da investitori istituzionali, compensati dagli investimenti di business angel, family offices e incubatori e acceleratori (per un totale di 55 milioni).
Ma Barilli guarda anche ad altri interlocutori: “le aziende italiane sono ancora troppo timide negli investimenti finanziari e industriali in startup, mentre gli investitori e le imprese straniere spesso non hanno nei loro ‘radar’ il nostro ecosistema, ricco di startup di valore e che stanno sulla frontiera dell’innovazione mondiale”.

Guardando poi alla distribuzione delle start-up e di tutta quella filiera che serve a sostenerle, il grande assente è ancora il Sud. Le start-up innovative, così come gli incubatori si concentrano soprattutto al Nord, ed è la Lombardia che la fa da padrona, con un’alta concentrazione anche di tutte le strutture ancellari che servono a creare un buon contesto di sviluppo per le aziende innovative. Anche le fonti di investimento, ossia gli investitori e le piattaforme di crowdfunding, al Nord superano il Sud e la differenza è ampia: l’Italia settentrionale supera il Meridione rispettivamente di 61 e di 50 punti percentuale.

Malgrado la fatica negli investimenti però il clima che si respira in ambito start-up è positivo, come ha dichiarato Andrea Rangone, Responsabile degli Osservatori Digital Innovation della School of Management del Politecnico di Milano e Consigliere di Italia Startup: “si è riscontrato all’interno di tutte le componenti dell’ecosistema un buon fermento, che sta contribuendo, a nostro avviso, a generare un circolo virtuoso complessivo”.

Autore: Giulia Annovi