Le assunzioni nelle imprese green

Nel 2014 sono state 79.500 (ovvero il 23,3% del totale) le imprese “green” che hanno programmato di attivare assunzioni di personale dipendente.

È quanto risulta da una stima condotta nell’ambito del Sistema Informativo Excelsior, il progetto realizzato da Unioncamere ministero del Lavoro, riguardante il monitoraggio dei fabbisogni professionali e formativi delle imprese. Tale monitoraggio viene effettuato attraverso un’indagine annuale su un campione di circa 100mila imprese dell’industria e dei servizi con almeno un dipendente.

Excelsior individua il perimetro delle imprese che investono in tecnologie “green” – in grado, dunque, di assicurare un risparmio energetico e/o un minor impatto ambientale dei processi produttivi –  prendendo in considerazione le aziende che hanno effettuato tali investimenti tra il 2008 e il 2013 e/o hanno previsto di farlo nel 2014. Tramite questa valutazione, risultano evidenziate sul territorio nazionale quasi 341.500 imprese dell’industria e dei servizi con almeno un dipendente, corrispondenti al 21,8% dell’imprenditoria extra-agricola con dipendenti.

La traiettoria fatta di innovazione, elevata capacità di competere sui mercati esteri e migliori risultati economici, fa sì che anche sul fronte occupazionale l’apporto di queste imprese sia molto più ampio rispetto a quello di quante non investono in questo ambito specifico, che hanno programmato di ricorrere all’assunzione di personale solo nell’11,3% dei casi. Anche l’impatto occupazionale delle imprese “green” è rilevante, dal momento che, pur rappresentando poco più di un quinto del totale delle imprese con dipendenti, generano il 40% delle assunzioni previste da tutte le imprese, che equivale a oltre 245mila assunzioni (non stagionali e stagionali).

Le caratteristiche delle più rilevanti professioni richieste dalle imprese green ai laureati

L’analisi delle oltre 245mila assunzioni complessive programmate dalle imprese “green” per il 2014 evidenzia un deciso orientamento verso leprofessioni a più elevato livello formativo: infatti, tra le figure ricercate, quasi il 13% dovrebbe essere in possesso di una laurea (in valore assoluto, più di 31 mila unità), mentre le imprese che non sono impegnate in processi di riqualificazione di stampo “green” tendono a dedicare ai laureati una quota di assunzioni di poco superiore al 9%. Ai possessori del titolo di dottori, si aggiunge un ulteriore 42% di ingressi di diplomati (in valore assoluto, poco più di 103 milaunità), cui fa da contraltare il 41,3% nel caso delle non “green”: complessivamente, queste due categorie spiegano, dunque, quasi il 55% delle esigenze di personale espresso dalle imprese che investono in eco-efficienza nel 2014.

Analizzando nel dettaglio le principali professioni di sbocco per i laureati, emerge che per l’86% del totale dei laureati di cui è stato programmato l’ingresso nel 2014 dalle imprese “green” è previsto un impiego in posizioni high-skill. L’impronta “green” è evidente già dalla figura più richiesta tra i laureati, che è quella degli ingegneri energetici e meccanici, cui sono dedicate 2.200 posizioni in entrata. In questo profilo sono ricercati principalmente le elevate competenze tecnico-applicative che ruotano attorno al complesso delle attività inerenti l’uso e il riuso delle fonti energetiche e delle materie prime, in generale: dalle emissioni atmosferiche alla produzione di rifiuti, dalla gestione di questi ultimi all’intensità energetica dei processi produttivi. Tra gli ingegneri energetici e meccanici, le opportunità per gli under 30 di attestano poco al di sopra del 37% del totale delle assunzioni programmate, una quota non particolarmente elevata anche in considerazione di un’attenta valutazione del bagaglio di esperienze specifiche già effettuate, che sono determinanti per circa 7 assunzioni su 10. Questa discreta dose di specializzazione, acquisita anche “on the job”, rende tali figure non troppo facili da reperire, tanto che difficoltà sono segnalate dalle imprese nel 30% dei casi.

Anche considerando l’elevato livello delle mansioni da ricoprire e dell’altrettanto alto apporto tecnologico atteso da questi professionisti, nel 62,3% dei casi le imprese sono disposte a offrire un contratto a tempo indeterminato, mentre il contratto di apprendistato viene utilizzato in una misura allineata alla media delle altre professioni high-skill. L’attenzione all’applicazione degli avanzamenti tecnologici e alla diffusione della digitalizzazione come strumento di supporto alle innovazioni green sono i fattori che improntano due tra le altre principali professioni richieste, analisti e progettisti di software e tecnici programmatori (complessivamente, altre 3.140 assunzioni).

Per questi profili, la disponibilità ad assumere un giovane laureato sotto i 30 anni è più elevata (fino al 58% dei casi per i tecnici programmatori), anche in relazione al fatto che la richiesta di esperienza specifica risulta più contenuta rispetto a quella mediamente richiesta al complesso delle professioni high-skill, e sempre nel caso dei tecnici programmatori è alta la propensione (in quasi 4 casi su 10) a ricorrere a contratti di apprendistato.

Tra le professioni medium-skill solo gli addetti agli affari generali e gliaddetti agli sportelli assicurativibancari e di altri intermediari finanziari superano le 1.000 unità. Rispetto ai profili high-skill, in questo caso emerge una maggiore propensione a inserire giovani sotto i 30 anni (particolarmente evidente per gli addetti nei settori assicurati e bancari), mentre si riducono sensibilmente sia le difficoltà di reperimento (43,2% rispetto al 66,9% per i profili high-skill) sia la richiesta di esperienza specifica (13% rispetto al 24,5% per i profili high-skill).

Fonte: http://www.unioncamere.gov.it/