Risorse umane. Isolex, il coraggio di sfidare la crisi

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RISORSE UMANE. Isolex, il coraggio di sfidare la crisi

La crisi si batte col coraggio. Calcolato, certo, fino all’ultimo centesimo. Condensato in un business plan. Quello che consente di distinguere tra coraggio e incoscienza. E di ricorrere agli strumenti normativi per rispondere con una scommessa su se stessi e sulla propria storia professionale al rischio di ritrovarsi senza lavoro per scelte, vicende imprenditoriali e fatti che non hanno praticamente nulla a che fare con il proprio mondo. In fondo la storia di Isolex è tutta qui. La società cooperativa per azioni, che produce polietilene estruso all’interno del polo industriale di Porto Torres, è di proprietà dei suoi dipendenti. L’hanno rilevata nel 2014, con un contratto d’affitto di ramo d’azienda, dai loro ex datori di lavoro, arrivati dall’Emilia nei primi anni duemila e decisi a vendere dopo quattordici anni di attività. E dal 2015 ne sono i proprietari. Primo segno tangibile di una scelta coraggiosa ma fortunata. Nel senso che per ora la scommessa è andata e che pian piano loro, i lavoratori, si avvicinano alla pensione. Quella che si sono giocati tre anni fa per rilevare l’attività e mettersi in proprio. Con un escamotage normativo al quale hanno ricorso in pochissimi, sinora, in Sardegna.

Ora che la vicenda di Isolex ha un lieto fine, anche se le scommesse per il futuro sono ancora tante e l’attività non è certo finita qui, ripercorrere i quasi vent’anni di attività all’interno di quel capannone è entusiasmante. Anche per il decano dei soci, il presidente della cooperativa Tonino Tanda. «Quest’attività nasce nel 1999 con i finanziamenti del primo Contratto d’area per l’Area di crisi di Sassari, Alghero e Porto Torres – racconta – la Turris Espansi aveva partecipato al bando e aveva coinvolto nell’iniziativa imprenditori importanti del panorama nazionale, dalla famiglia Vismara al Consorzio cooperativo di produzione del lavoro di Reggio Emilia». Con loro anche un’impresa tedesca già operante nel settore. «Nacque Isolanti italiani e rilevammo quel vecchio impianto in cui un tempo la Sir produceva fibre», ricorda Tanda. Obiettivo: prodotto di alta qualità. Mercati di riferimento: edilizia, da sempre trainante nel territorio, e imballaggio industriale. Ma nonostante le migliori intenzioni, «arrivarono subito le noti dolenti perché il freon, il gas utilizzato per espandere il polistirolo, venne subito messo fuorilegge», dice il presidente di Isolex. Si perdeva 1miliardo di lire all’anno, e Turris Espansi uscì subito di scena.

Tonino Tanda è andato in pensione e ha smesso di fare l’amministratore delegato nel 2006, ma ha fatto in tempo ad assistere al momento più alto dell’azienda, «quando si raggiunsero i 6milioni di euro di fatturato e i 30 addetti». Per fortuna, «c’era alle spalle una grossa azienda come il Consorzio cooperativo di produzione del lavoro – aggiunge Tanda – che ha investito in ricerca e ha portato avanti l’attività sino al 2014». Quando poi «è entrata in crisi per ragioni che prescindono dall’attività di Porto Torres – spiega il presidente – ma per far fronte alle difficoltà ha deciso di mettere in vendita anche quest’attività».

Venuti a sapere che presto sarebbero finiti in mobilità, i lavoratori non hanno perso troppo tempo a piangersi addosso e, consapevoli del valore del loro lavoro, si sono guardati intorno per cercare di capire come muoversi. «Sono stato contattato in quel frangente, insieme abbiamo messo su un business plan, ci siamo fatti due conti per capire se rilevando l’azienda ci fossero margini per tenerla in piedi», riferisce Tonino Tanda. Una volta parlato con Legacoop e sindacati, ragionato su razionalizzazioni dei costi e potenzialità, hanno deciso di scommettere sul loro destino. In tutti i sensi. Nel senso che si sono fatti anticipare dall’Inps i soldi che gli sarebbero spettati dalla messa in mobilità e in venti hanno partecipato all’acquisizione dell’impianto e dell’attività. Lo strumento che gli ha permesso tutto questo si chiama workers buyout: è un’operazione di acquisto di una società realizzato dai suoi dipendenti. È una tipologia di operazione diffusa soprattutto negli Stati Uniti, dove è nata e si è diffusa attraverso l’intervento dei fondi pensione e il ricorso a un Employee Stock Ownership Plan (Esop).

I lavoratori hanno messo insieme così 450mila euro, Cfi e Coopfond, due realtà della “galassia” di Legacoop, hanno raddoppiato quella cifra e l’affare si è concluso senza speculazioni e senza intoppi. «Abbiamo convinto Isolanti italiani ad affittarcela – ricorda ancora Tanda – poi, nel giugno del 2015, ne abbiamo acquistato il 30% e a fine anno siamo arrivati all’acquisizione definitiva». oltre ai venti soci, a Isolex lavorano altri cinque dipendenti, perché l’autonomia ha comportato la necessità di gestire in proprio l’amministrazione societaria. Più o meno, oggi Isolex ha raggiunto gli standard che quell’attività aveva già conosciuto quando ha raggiunto il suo massimo produttivo e occupazionale.

«Siamo i leader del mercato dell’estruso nell’Italia meridionale, dalla Sardegna, alla Sicilia, dalla Calabria alla Puglia», è il dato fornito da Tonino Tanda. La ricerca è andata avanti, addirittura Isolex ha brevettato un sistema per l’utilizzo di anidride carbonica naturale per il trattamento del polistirolo, e ha in fase di definizione altri brevetti produttivi all’avanguardia. Ha mantenuto la rete di agenti commerciai, ha conservato la propria fetta di mercato, ha incrementato le certificazioni, comprese quelle ambientali e quelle necessarie per puntare al mercato estero, a iniziare dalla Francia. «Il nostro è tra i primi esempi in Sardegna», ammette. Ma non finisce qui. «Oggi l’isolamento in edilizia è fondamentale, anche per via degli indirizzi comunitari in tema di efficienza e risparmio energetico e di rispetto dell’ambiente», conclude Tanda. La scommessa è vinta. Con sacrificio, ma grazie al coraggio Isolex ha battuto la crisi.

Argomenti
Formazione e risorse umane, Industria
22/03/2017