Lara, la birra sarda è donna

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Lara, la birra sarda è donna

Coraggio, determinazione, rispetto per le tradizioni e per il territorio, sensibilità verso le istanze economiche e sociali della propria comunità e, soprattutto, tanta, tantissima passione. Gli ingredienti per fare impresa “in rosa” sono semplici. Almeno dalla prospettiva di Francesca Lara, fondatrice del Birrificio Lara di Tertenia, di cui oggi dirige il comparto Marketing, ricerca e sviluppo. 80mila litri di birra prodotti all’anno, un incremento del 20% delle vendite negli ultimi due, un export fuori dall’isola in costante crescita – che nel 2016 si è attestato dal 40%, 10% all’estero e 30% nel resto d’Italia – una quindicina di birre prodotte, compresa la Don Bat a bassa fermentazione, definita “birra sociale” perché una parte del ricavato che produrrà servirà a sostenere il territorio e le sue iniziative più dinamiche e interessanti, e la Breca, realizzata con lieviti panari autoctoni sardi derivati da pasta acida di lievito madre, frutto di un esperimento condotto con l’Università di Sassari. Bastano i numeri per descrivere un fenomeno tutto al femminile. Ma le parole della fondatrice spiegano ancora meglio cosa ci sia dietro un successo che ha anima e testa sarde.

Da quanto esiste questa realtà imprenditoriale?

L’idea deriva da una mia passione, già nel 1999 ho iniziato ad avvicinarmi al mondo della produzione di birra artigianale, facendo a casa i primi esperimenti. Poi ho iniziato a studiare, ad approfondire, a seguire corsi di specializzazione che mi hanno portato ad acquisire conoscenze e capacità più specialistiche. Dopo quasi dieci anni di esperienza ho avviato l’attività, realizzando il laboratorio nell’attuale sede del Birrificio Lara.

Quanto e come sono cambiati la sua mission e il suo core business?

Nel settembre del 2010 il Ministero delle Politiche agricole ha riconosciuto la birra come prodotto agricolo e noi siamo stati motivati ad andare avanti in questa direzione. Utilizzavamo già il grano duro Cappelli prodotto nei  nostri campi per la produzione di una delle birre  da noi ideate, perciò il passaggio è stato semplice ed è stata riconosciuta l’impronta agricola che distingue quest’azienda.

Qual è il grado di innovazione – tecnologica, di sistema o comunicativa – e quanto ha influito sui risultati?

Nel 2012 abbiamo avviato un progetto di ricerca in collaborazione con l’Università di Sassari e finanziato dal Ministero delle Politiche agricole, dal quale è stata ottenuta la prima birra da filiera agricola sarda, Probirra, e poi Breca. I lieviti usati sono stati studiati e isolati per poter fermentare le nostre produzioni.

Quanto è radicata nel territorio, sia in termini sociali che economici?

Siamo radicati e motivati più che mai a produrre nella nostra terra. Questo deriva dal forte legame tra noi e il territorio e dalla grande passione per l’arte birraia. Utilizziamo le materie prime coltivate nei nostri campi, trasformando circa l’80% dell’orzo che produciamo come base da maltare per le nostre birre. Tra l’altro, grazie al clima, l’utilizzo di cereali coltivati in Sardegna garantisce la quasi totale assenza di micotossine e l’assenza assoluta di glifosati, perché nei nostri campi non si utilizza nessun tipo di diserbante. Questa rappresenta per noi una dimostrazione del legame con il territorio e del rispetto per l’ambiente.

I livelli occupazionali sono stabili o in crescita? E confidate che le strategie elaborate più di recente possano favorire ulteriormente la crescita degli occupati?

Attualmente lavorano in azienda in cinque persone. Siamo al completo, grazie anche agli investimenti fatti per rinnovare gli impianti di produzione, imbottigliamento ed etichettatura. Abbiamo invece in mente di fare un investimento strutturale per trasferire l’azienda nei nostri campi, per dare un messaggio chiaro, per ribadire con forza che il nostro è un prodotto agricolo, è un prodotto di questa terra, di questi campi. Nella nuova sede avremo anche un’area riservata alla degustazione.

In che cosa investire in Sardegna ha rappresentato un plusvalore?

Il valore aggiunto sta nella possibilità di coltivare e di trasformare le materie prime autoprodotte, seguendo tutte le tappe della filiera a garanzia del consumatore, dando una forte connotazione “terroir” alle nostre produzioni.

E quali potrebbero essere gli aspetti da migliorare?

In Sardegna servono forti interventi infrastrutturali, a iniziare dai collegamenti e dalla rete viaria. E serve una maggiore formazione per i professionisti che dovrebbero supportare le imprese neonate o chiunque voglia sviluppare la propria idea. Informazioni, iter burocratici, assistenza: serve un sistema più rodato ed efficace per coadiuvare le imprese, soprattutto nei primi anni.

Quali sono gli obiettivi a breve, media e lunga durata?

Il primo obiettivo è quello di trasferirci nella nuova struttura, dove potremo esprimere al meglio la nostra identità. Lì continueremo a lavorare per migliorare il nostro lavoro e mantenere un’alta qualità del prodotto che commercializziamo.

Esiste la possibilità che il vostro esempio possa ispirare altre realtà e la strutturazione di un distretto?

C’è già qualcuno che si sta adoperando in questo senso, alcuni birrifici si stanno trasformano in birrifici agricoli e stanno iniziando a produrre birra con materie prime proprie, ma ogni azienda ha la propria personalità, sia in termini produttivi che del marketing. In questo noi ci differenziamo. Siamo comunque favorevoli all’idea del radicamento di un distretto. Per esempio: oggi noi maltiamo una quantità di prodotto sufficiente per il nostro fabbisogno, ma non escludiamo la possibilità di entrare in un circuito che coinvolga anche altre realtà.

Le politiche comunitarie, quelle nazionali e quelle regionali hanno rappresentato un’opportunità? Cosa consiglia a chi vuole iniziare a fare impresa per non farsele sfuggire?

Rappresentano sicuramente un’opportunità, ma a patto che l’imprenditore sappia farsi accompagnare da persone esperte, e abbia la fortuna di trovare figure d’accompagnamento in grado di interpretare e assecondare al meglio lo sviluppo della propria idea d’impresa.

Argomenti
Imprese femminili
16/05/2017