Dalla terra dei centenari la storia dell’azienda Ferreli: il pane della tradizione sarda con un cuore moderno

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«Noi fratelli Ferreli abbiamo ereditato le mani d'oro dei nostri genitori e la loro devozione per questo cibo, il pane, per noi umile e sacro al tempo stesso». A raccontare la storia dell’azienda Ferreli sf sardapan è Davide, attuale direttore generale, figlio di Luigi Ferreli, fondatore nel 1954 della panetteria artigianale di Lanusei e di Fernanda Sarigu, attuale amministratrice. “È il pane della tradizione sarda, con un cuore moderno, ricco di storia, passione, innovazione e qualità”, una tradizione di famiglia che si è consolidata negli anni fino a raggiungere ed acquisire mercati importanti del Nord Italia e dell’Europa.

«Dal mercato isolano negli anni Novanta l’azienda è cresciuta – spiega Davide Ferreli, che si occupa, nello specifico, del settore commerciale, export, sviluppo e nuovi prodotti –. A metà degli anni Duemila è cresciuto anche l’approccio con l’estero, che oggi rappresenta l’8 per cento del fatturato. Abbiamo raggiunto diversi mercati: il mercato inglese, tedesco, spagnolo, svizzero con punte anche più lontane, come Stati Uniti, Australia e qualche altro Paese significativo, come la Polonia, la Francia. I primi Paesi per fatturato sono Inghilterra, Germania, Spagna e Svizzera, mercati importanti in continua crescita. Stiamo attuando degli investimenti diretti con la realizzazione di un nostro deposito in Germania. Abbiamo costituito una Srl tedesca della quale siamo soci al 50 per cento, insieme ad un’altra azienda sarda. Grazie a questo deposito commercializziamo sia i nostri prodotti sia tutto l’agroalimentare sardo».

«Quando mio padre ha cominciato - prosegue il direttore generale - la mission era volta a produrre per un mercato locale e soprattutto a coprire un’esigenza di consumo di prodotti che facevano parte della quotidianità dei sardi, in particolare in Ogliastra. Oggi la mission dell’azienda è cambiata, ci siamo orientati verso mercati sempre più ampi trasformando il prodotto, rendendolo sostitutivo e alternativo al pane comune». Il core business si è avviato così ad una produzione crescente di pane tipico, diminuendo la produzione di pane comune: «Ci siamo orientati alla tipicità e specificità del pane carasau, pistoccu, guttiau. Nel corso del tempo siamo arrivati ad una forte incidenza della produzione del pane tipico rispetto al pane normale».

Per quanto riguarda la mission, Ferreli sottolinea l’evoluzione dell’azienda nel tempo: «In termini di tecnologia applicata alla produzione e ai processi interni, l’azienda è progredita negli anni Duemila, attraverso la sostituzione di numerosi macchinari. Si è passati da fasi completamente manuali a fasi totalmente automatizzate o semiautomatizzate». «Ad oggi – prosegue – abbiamo raggiunto un medio livello di innovazione e di processi. Per quanto attiene, invece, i processi di innovazione legati ad esempio al packaging dei prodotti, abbiamo creato livelli medio alti di innovazione. Alla fine degli anni Novanta siamo stati tra le prime aziende a creare un packaging accattivante, ad utilizzare un confezionamento che fosse esteticamente ma anche tecnicamente valido, quindi protettivo del prodotto in un modo adeguato. Siamo stati anche i primi ad utilizzare la scatola con una finestra che mostrasse il contenuto; infine, siamo anche stati tra i primi a innovare il prodotto. Produciamo una vasta gamma di referenze, non solo i formati tradizionali del pane sardo, ma anche quelli particolari: il PaneSfoglia,
creato ad hoc per gli accompagnare grazie alla sua pratica forma piccola e rettangolare simile alla fetta; il Gutì, snack di pane condito con olio e cotto al forno; il Grissau, grissino di Pane Carasau e la linea degli aromatizzati. Sostanzialmente ci siamo portati ad un livello di proposta offerta che oggi raggiunge le trenta referenze, le ultime aggiunte sono tre referenze della linea biologica». I livelli occupazionali della Ferreli fs Sardepan hanno raggiunto un dimensionamento adeguato alle esigenze dell’azienda e sono andati crescendo negli ultimi anni, per stabilizzarsi al livello attuale. Oggi l’azienda occupa circa venti persone.

Per Ferreli la Sardegna ha rappresentato un plusvalore, ma ci sono aspetti da migliorare, in primo luogo nei trasporti: «Subiamo un divario notevole nei servizi. Ovviamente è un problema che viviamo molto in Ogliastra, ma che poi riscontriamo anche a livello di trasporto navale. Siamo soggetti al tempo, al ritardo delle navi. Altro dato che penalizza le imprese è, a mio avviso, il costo dell’energia. Esistono oggi tecnologie di cottura con forni a metano che costano la metà di quello che noi spendiamo con l’energia elettrica o gasolio. Abbiamo un costo di energia superiore del 30 per cento rispetto a nostri potenziali concorrenti di prodotti simili sostitutivi del pane che operano al di fuori della Sardegna».

Le politiche comunitarie, quelle nazionali e quelle regionali, hanno rappresentato un’opportunità per la vostra impresa? «Abbiamo avuto modo di poter usufruire di finanziamenti di derivazione comunitaria, passata attraverso la Legge regionale, in passato anche ministeriale: mi riferisco a qualche intervento sulla incentivazione, abbattimento del tasso di interesse bancario. Oggi ritengo sia necessario avere un dialogo costante con il mondo imprenditoriale per comprendere quali siano le reali esigenze. Per fare un esempio, ciò che occorre a mio avviso sarebbe una regia più bilanciata di diverse componenti di intervento in finanziamento verso le imprese. Ciò che serve sono “pacchetti curativi” verso il mondo dell’impresa in grado di cogliere più aspetti nei quali le aziende tentennano, che non guardino alla “malattia singola” ma al benessere complessivo dell’azienda: strumenti finanziari, modifiche interne dell’organizzazione, capacità di lettura dei mercati esteri e dei mercati più vicini. Un’attenzione e uno spettro a trecentosessanta gradi sull’impresa in grado di fare una diagnosi completa per poter mettere in campo gli interventi».

Argomenti
Internazionalizzazione ed export
22/03/2018