Argea, semplificare per stare più vicino alle imprese agricole. Ibba: "Fondamentale il passaggio da politiche di sostegno a politiche di sviluppo"

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un campo agricolo

Quando si parla della ripresa e dello sviluppo della Sardegna, quando si prova a delineare una possibile prospettiva di rilancio dell’economia e dell’occupazione nell’isola, uno dei temi centrali è l’agricoltura. Oggi l’economia rurale continua a rivestire un ruolo fondamentale, tanto sul piano numerico che dal punto di vista culturale e identitario, per l’intera capacità produttiva della Sardegna. Ovviamente, c’è bisogno di politiche mirate e di soggetti istituzionalmente preposti alla loro realizzazione e all’affiancamento di un mondo che cerca di innovarsi e di rinnovarsi per stare al passo con le sfide che arrivano da altri territori e da altri Paesi. Tra questi soggetti a supporto dell’agricoltura isolana c’è sicuramente Argea. SardegnaImpresa si è confrontata su questi temi con il suo direttore generale, Gianni Ibba.

Come si sviluppa l’impegno quotidiano di Argea a sostegno del mondo delle campagne?

Argea è un’Agenzia regionale costituita nel 2007 per rafforzare l’operatività della Regione nell’ambito del sostegno alle imprese agricole. Gestisce mediamente circa 50.000 domande di sostegno all’anno in gran parte dirette all’accesso agli aiuti previsti dal Psr, il Programma di sviluppo rurale. Assumono rilevanza anche gli aiuti regionali in campo agricolo, il sostegno per il settore ittico (pesca e acquacoltura), la gestione degli usi civici e quella dei carburanti agricoli ad accise agevolata. L’attività quotidiana, generalmente decentrata presso i servizi territoriali dell’agenzia, consiste prevalentemente nella ricezione e istruttoria tecnico/amministrava delle domande che provengono da imprese agricole, agroalimentari e ittiche, da enti locali e da soggetti che operano nello sviluppo rurale, come i Gal. Argea è in fase di riconoscimento per svolgere funzioni autonome in qualità di organismo pagatore dei fondi europei agricoli Feaga e Feasr. L’operatività del nuovo organismo oagatore prenderà avvio nel corso di quest’anno.

Quali sono gli strumenti attivati per favorire e facilitare il dialogo tra gli uffici e l’utenza?

È in corso un’importante azione di dematerializzazione del rapporto tra l’utenza e l’agenzia. Tutte le domande vengono presentate attraverso appositi applicativi informatici utilizzando apposite piattaforme nazionali (SIAN) e regionali (SIAR). Si cerca, tra l’altro, di stimolare l’utilizzo di firme digitali o grafometriche per completare la digitalizzazione del rapporto con le imprese agricole e ittiche. Tutte le comunicazioni con l’utenza avvengono via pec e tutti gli atti e le informazioni d’interesse generale vengono pubblicati sul sito www.sardegnaagricoltura.it.

Quanto sopra rende più agevole e trasparente il rapporto tra ente pubblico e cittadini interessati che raramente devono recarsi presso gli uffici dell’Agenzia per verificare l’esito delle loro istanze. Quando ciò è necessario, il decentramento operativo presso i Servizi territoriali dell’Agenzia consente di recarsi agli sportelli più vicini al proprio comune di residenza, limitando al minimo i possibili disagi all’utenza. Periodicamente, inoltre, vengono organizzati incontri con i rappresentanti delle Organizzazioni Professionali Agricole per aggiornare il sistema agricolo sulle diverse situazioni operative. Infine, assume grande rilievo l’attività dell’URP che, essendo decentrata a livello territoriale, consente di assicurare un’informazione puntuale su specifiche segnalazioni dell’impresa.

Quali sono gli strumenti per favorire il rilancio delle campagne?

Il più importante strumento è il Programma di sviluppo rurale. Nella programmazione 2014/2020 sono stati messi a disposizione su tale strumento oltre 1.280 milioni di euro che vengono utilizzati per sostenere il reddito delle imprese agricole attraverso l’assunzione di specifici impegni (agro ambiente, benessere animale, difesa del suolo, ecc.), ma anche per sostenere gli investimenti aziendali e l’infrastrutturazione rurale (strade, condotte irrigue, ecc.). Rilevante, in termini di azioni per il rilancio del comparto agricolo, è anche il sostegno all’imprenditoria giovanile attuato nel PSR della Sardegna attraverso 2 specifici bandi, tra cui, per la prima volta, il cd. “pacchetto Giovani” che abbina l’aiuto diretto ai giovani imprenditori (una tantum pari ad € 50.000) al finanziamento agevolato per gli investimenti aziendali. Ciò dovrebbe consentire ai giovani di gestire un’azienda moderna e adeguata a sostenere la concorrenza esercitata da aziende extra-regionali. Altro strumento adottato dalla Regione per la prima volta è quello dei cd. PIF (Progetti Integrati di filiera). Questo strumento vincola l’accesso al sostegno finanziario per gli investimenti alla sottoscrizione di uno specifico accordo di filiera con l’intento di favorire un migliore raccordo tra la componente agroindustriale (strutture di trasformazione) e la produzione primaria (gli agricoltori e gli allevatori).

Attraverso fondi europei viene finanziata anche la cd. OCM (Organizzazione Comune di Mercato) che sostiene prioritariamente le Organizzazioni di Produttori ortofrutticoli, la vitivinicoltura e l’apicoltura. Quest’ultimo intervento assume un’importanza strategica perché mira a rafforzare l’organizzazione dell’offerta dei produttori, considerato attualmente uno dei punti critici nella tutela del reddito del sistema agricolo.

Per il settore ittico lo strumento principale è il FEAMP (Fondo Europeo per gli Affari Marittimi e della Pesca) che sostiene il comparto attraverso misure ambientali, di sostegno al reddito e di aiuto per gli investimenti.

La Regione sostiene i due comparti anche attraverso specifici interventi regionali che da un lato sostengono le aziende nei periodi più critici (es: indennizzi per calamità naturali), dall’altro intervengono per rafforzare l’infrastrutturazione rurale (es: sostegno ai Consorzi di Bonifica) o per incentivare specifiche azioni di livello settoriale (finanziamento del comparto cerealicolo, acquisto di riproduttori bovini e ovini, smaltimento di sottoprodotti di origine animale, ecc).

Quali strumenti utilizzate per favorire la riconversione tecnologica e l’innovazione delle imprese agrarie?

Durante il corrente ciclo di programmazione è stato sperimentato un bando di adesione per l’ammodernamento delle imprese agricole attraverso le tecniche dell’agricoltura di precisione (precision farming). L’adesione alla suddetta misura non è stata particolarmente rilevante anche se in alcuni territori su cui insiste un’agricoltura specializzata (es. Arborea) è stato manifestato un maggiore interesse.

L’agricoltura di precisione si fonda su l’utilizzo di moderne tecnologie per adeguare i livelli produttivi delle aziende sia in termini di qualità che di incremento delle rese oltre che assicurare una maggiore sostenibilità ambientale nella gestione aziendale. A titolo di esempio, all’interno della gamma di soluzioni innovative finanziabili con la misura, rientrano l’utilizzo di droni per il rilevamento agrometeorologico e per la difesa fitosanitaria, l’automazione della mungitura nelle aziende zootecniche e l’utilizzo di macchine operatrici per l’adozione delle tecniche di semina su sodo.

Queste misure andrebbero confermate e potenziate nella prossima programmazione per consentire una maggiore diffusione di tali soluzioni innovative.

Rilevante è stato anche l’intervento diretto all’adeguamento delle imprese di trasformazione che hanno potuto introdurre soluzioni impiantistiche a carattere fortemente innovativo, migliorando l’efficienza e la qualità dei processi. In particolare, ne hanno beneficiato le aziende viti-vinicole e olivicole-olearie che hanno rinnovato gli impianti con soluzioni tecnologiche (es: ciclo di lavorazione a freddo delle olive) che esaltano la qualità del prodotto finito.

Quali sono i risultati più soddisfacenti, che in qualche modo indicano i percorsi lungo i quali proseguire?

In materia di pagamento di aiuti al settore agricolo è di particolare interesse l’introduzione di procedure istruttorie automatizzate. La concessione degli aiuti, infatti, richiede l’attivazione preventiva di una serie di controlli finalizzati a dare riscontro ad un complesso sistema normativo nazionale. Quest’aspetto ha frenato per decenni la celerità dei procedimenti poiché devono essere coinvolti numerosi altri soggetti pubblici (altre strutture regionali e ministeriali, Camere di Commercio, prefetture, Istituti previdenziali, ecc.).

La condivisione di banche dati delle pubbliche amministrazioni e l’informatizzazione dei controlli rende molto più celere l’istruttoria delle istanze e, in tal senso, l’adozione di procedure automatizzate negli ultimi anni ha consentito di avviare un percorso di semplificazione del rapporto tra cittadino/utente e la pubblica amministrazione che ha in carico il procedimento. ARGEA, inoltre, ha in corso la procedura di riconoscimento per la costituzione dell’Organismo Pagatore Regionale dei fondi europei per l’agricoltura. La sua piena attivazione consentirà di ridurre il numero dei soggetti coinvolti nella gestione delle domande di aiuto, realizzando ciò che uso definire “l’accorciamento della filiera delle responsabilità”. Meno soggetti coinvolti, più rapidità gestionale.

Dal punto di vista delle tipologie d’intervento a sostegno del comparto agricolo va sicuramente riproposto il sistema integrato di gestione delle misure del PSR, cioè un approccio che consenta l’adesione contestuale a diverse tipologie d’intervento. Come già detto, il cd. “pacchetto giovani” e i PIF (Progetti Integrati di Filiera) rappresentano una novità nel quadro della programmazione di settore che merita di essere confermata e valorizzata nei prossimi anni poiché tracciano le linee guida di un sistema di coesione all’interno dell’agricoltura sarda.

Quali sono gli interventi ipotizzabili alla luce del mutamento in atto del quadro normativo nazionale?

Il quadro normativo nazionale incide in maniera poco rilevante per il settore dl’agricoltura. In termini di regole ed indirizzi si registra da oltre un ventennio una netta prevalenza della politica comunitaria rispetto a quella nazionale. Peraltro, la Sardegna in virtù dell’autonomia statutaria riconosciuta, ha maggiori competenze in campo agricolo rispetto alle altre Regioni, limitando ulteriormente, di fatto, la rilevanza in materia dell’azione nazionale. Sono interessanti sicuramente alcuni recenti interventi normativi. A mio avviso è positiva l’integrazione in un unico Ministero delle competenze in materia di agricoltura e turismo. Una visione strategica che accomuna l’azione di governo dei due settori può contribuire al consolidamento dei tanti progetti che abbinano l’alimentare made in Italy (un vero brand di successo internazionale) alla ricettività di qualità, stimolando l’incremento di presenza turistiche nel territorio nazionale. E’ da accogliere con favore l’intensa attività normativa che supporta la digitalizzazione del rapporto tra i cittadini e gli enti pubblici che si raccorda perfettamente con le azioni finalizzate alla semplificazione delle procedure amministrative.

Quali sono, più nello specifico, gli interventi a sostegno dell’impresa e dell’autoimprenditorialità?

Gli interventi a sostegno dell’impresa agricola sono molteplici, forse troppi o troppo dispersivi. La suddivisione delle risorse finanziarie disponibili in oltre 50 misure d’intervento regionali, nazionali e comunitarie, se da un lato consente di individuare linee di sostegno adatte per tutte le tipologie d’impresa presenti nel territorio sardo, dall’altro determina un’eccessiva frammentazione finanziaria, con poche risorse destinate a ciascuna misura d’intervento.

Ne consegue una difficoltà concreta a tradurre gli indirizzi politici in risultati pratici che consentano di intervenire con la necessaria determinazione sui più importanti aspetti che caratterizzano la vita economica delle imprese.

Sarebbe più opportuno concentrare i fondi disponibili su pochi obiettivi di generale interesse delle imprese: accesso al credito, infrastrutturazione, costi dei trasporti per l’esportazione dei prodotti, organizzazione logistica e commerciale dell’offerta, multifunzionalità e accorpamento fondiario possono rappresentare gli interventi attesi dalle imprese agricole per un salto di qualità significativo dal punto di vista economico.

In tal senso, recenti interventi regionali a sostegno dell’accesso al credito e sull’infrastrutturazione rurale (misura 4.3 del PSR) sembrano andare nella giusta direzione anche alla luce dell’elevato gradimento manifestato da imprese e da enti locali regionali. Analogamente, si riscontra l’elevata adesione dei giovani alle misure che sostengono il primo insediamento in agricoltura anche se, allo stato, la carenza di risorse finanziarie dedicate non consente il soddisfacimento di tutte le richieste.

Qual è l’impatto sull’impresa delle politiche regionali, nazionali e comunitarie?

È un impatto sostanziale soprattutto nelle politiche di sostegno al reddito. La sottocapitalizzazione e la modesta dimensione della media delle imprese agricole regionali, infatti, determinano l’ingenerarsi di situazioni di crisi finanziaria della maggior parte dei comparti. L’intervento regionale, in tal senso, mira a sostenere le aziende che, periodicamente, vengono coinvolte nelle situazioni di crisi dei mercati. Gradualmente, tra l’altro, aumenta, per effetto delle politiche regionali adottate, il numero di aziende che diversificano l’attività, integrando il reddito con attività extra agricole. La ricettività assicurata dalle aziende agricole attraverso l’agriturismo e/o le fattorie didattiche, peraltro, consente di offrire un servizio altrimenti assente nella maggior parte dei comuni ricadenti nelle aree interne dell’isola. Molto propositivo l’impatto di alcuni interventi finalizzati alle concessioni di agevolazioni creditizie.

L’intervento nazionale e, soprattutto, quello comunitario, invece, mira ad assicurare la disponibilità di strumenti regolamentari e finanziari che consentono di adeguare le aziende alla concorrenze generata dalla globalizzazione dei mercati, stimolando le aziende regionali all’adozione di sistemi di qualità che, identificando l’origine e la qualità delle produzioni locali, favoriscono l’inserimento dei prodotti in segmenti di mercato particolarmente remunerativi.

Come il sistema produttivo può orientare le politiche regionali per l’agricoltura?

Il comparto agricolo regionale è in grado di rappresentare le proprie esigenze in virtù di una forte adesione alle Organizzazioni di Categoria. Ritengo, tuttavia, che le rivendicazioni degli operatori del comparto non debbano limitarsi all’esercizio di azioni che reclamano un intervento finanziario pubblico per affrontare le emergenze dei diversi settori produttivi, ma con voce ancora più alta si debba chiedere un’azione politica fortemente indirizzata alla risoluzione dei veri nodi e vincoli che ostacolano la crescita economica del comparto. Temi come la continuità territoriale delle merci, l’organizzazione dell’offerta e l’infrastrutturazione rurale (strade, risorse idriche, banda larga, accorpamento aziendale, riordino fondiario ed elettrificazione rurale) devono essere proposti come primi punti dell’agenda politica regionale per consentire un’espansione dell’attività produttiva in campo agricolo e non una semplice difesa dell’esistente.

Come le scelte strategiche della Regione possono indicare futuri ambiti di sviluppo per le campagne?

Le scelte strategiche regionali devono partire dalla risoluzione di uno storico dilemma che, peraltro, accomuna tutto il Mezzogiorno d’Italia. Si finanzia più lo sviluppo o il sostegno?

Il 70% delle risorse comunitarie e regionali erogate in Sardegna, attualmente, si indirizza verso le politiche di sostegno anche in virtù di una maggiore “pressione politica” esercitata dagli operatori e dalle loro organizzazioni (non tutte allo stesso modo) su tali misure d’intervento utili, come già detto, a fronteggiare le situazioni di emergenza. Ritengo, in ogni caso, che la scelta migliore sia quella di finanziare maggiormente le azioni di sviluppo già programmate e da programmare. Appare mortificante, infatti, negare un sostegno ad un giovane agricoltore per carenza di risorse o non finanziare un PIF (Progetto Integrato di Filiera) per lo stesso motivo. In linea generale, stante il fatto che l’ammontare delle risorse disponibili è predefinito in fase di programmazione, ritengo che gli sforzi di progettazione effettuati dalle aziende debbano essere premiati, indirizzando le risorse, prioritariamente, al soddisfacimento degli investimenti aziendali proposti. Come già detto, inoltre, se la scelta strategica fosse quella di finanziare un imponente piano di infrastrutturazione rurale, molte aziende sarebbero stimolate ad investire sul proprio sviluppo con evidenti ripercussioni economiche sull’intero tessuto imprenditoriale isolano.

17/01/2019